Cos’è un linfonodo reattivo: cause e cura

Si parla di linfonodo reattivo quando questo è ingrossato. Le cause possono essere molteplici e manifestarsi in modo differente. Fondamentale è la diagnosi per stabilire se è di origine benigna o maligna.

Cos’è un linfonodo reattivo: cause e cura

Quando si parla di linfonodo reattivo, la diagnosi indica che nella zona esaminata sono presenti linfonodi ingrossati. Il rigonfiamento può essere più o meno evidente. Solitamente vengono riscontrati attraverso il tatto e la palpazione. Sarà, poi, l’esame ecografico a confermare la diagnosi.

Che siano all’inguine, nella zona ascellare, nel collo, o altrove, le cause del loro gonfiore sono molteplici. Queste, è importante sottolinearlo, non sono sempre da attribuire a fattori maligni. Sul fenomeno possono incidere anche infezioni, infiammazioni ed altre patologie. In questi casi, sono una risposta del nostro sistema immunitario agli agenti patogeni.

Per evitare rischi ed allarmismi non necessari, è importante quando se ne riscontra uno, rivolgersi al proprio medico.

Scopriamo perché aumentano di volume e qual è la cura solitamente indicata in questi casi.

Infezioni e infiammazioni contribuiscono al rigonfiamento del linfonodo

Tra le cause del rigonfiamento del linfonodo ci sono le infiammazioni e infezioni

Cosa sono i linfonodi?

I linfonodi sono delle piccole ghiandole poste lungo le vie linfatiche. Queste sono distribuite lungo tutto il corpo e sono circa 800.

La loro funzione è filtrare i liquidi all’interno dell’organismo. In questo modo, individuano gli agenti esterni e patogeni, tra cui batteri, virus e funghi. Inoltre, tengono sotto controllo tutto il nostro organismo. Sono importanti per il nostro sistema immunitario.

In base alla causa, la durata del rigonfiamento può variare da pochi giorni a diverse settimane. La tempistica non è connessa con la gravità del caso.

Cause principali del linfonodo reattivo

Il linfonodo reattivo può dipendere da molteplici cause e non essere sempre di natura maligna. La causa dell’aumento del suo volume dipende dalla zona nella quale il linfonodo si trova.

Le cause più comuni sono le infiammazioni ed infezioni batteriche e virali. In particolar modo, le cause possono essere il raffreddore, la polmonite, la faringite, la tonsillite e l’otite. Inoltre, il rigonfiamento può essere conseguenza delle malattie esantematiche e della mononucleosi. Quando è virale, le patologie che determinano il fenomeno sono la tubercolosi, la toxoplasmosi, la sifilide e l’HiV.

Anche la depilazione può contribuire a far aumentare di volume i linfonodi.

La reattività dei linfonodi può dipendere anche da patologie autoimmuni, come il lupus, l’artrite reumatoide e il tiroidismo di Hashimoto.

Il malessere generale è tipico del sintomo

Può manifestarsi con un senso generale di malessere

Cause neoplastiche

Il linfonodo reattivo può, nei casi più gravi, indicare la presenza di un tumore con metastasi. Ciò significa che il rigonfiamento è conseguenza dell’aumento delle cellule di natura tumorale negli organi interessati.

Frequenti sono il linfoma e la leucemia che crescono e si diffondono attraverso la linfa o il sangue.

Sintomi comuni del linfonodo reattivo

Il primo sintomo che indica la presenza di un linfonodo reattivo è il rigonfiamento. Questo, in base alla sua dimensione, può essere visibile ad occhio nudo o essere percepito al tatto. Oltre al rigonfiamento, il paziente può lamentare malessere generale, disturbi delle prime vie respiratorie ed avvertire dolore. La zona può apparire gonfia, calda e rossa.

Altri sintomi che si possono riscontrare sono la febbre, i brividi, la sudorazione eccessiva, difficoltà a deglutire e rigidità muscolare. Inoltre, segnali del caso sono anche il poco appetito e la perdita di peso.

La diagnosi medica permette di stabilire se il linfonodo reattivo è benigno o maligno

E’ fondamentale chiedere un riscontro medico per stabilirne la natura

Diagnosi

La diagnosi iniziale viene eseguita manualmente dal medico attraverso il tatto. Qualora riscontrasse la presenza di un linfonodo ingrossato, procederà con ulteriori esami.

In questi casi sono efficaci l’ecografia, i test di laboratorio (sangue ed urine) e la biopsia del linfonodo. Nel caso il linfonodo reattivo fosse riscontrato al seno, sarà utile anche la mammografia. Questi test non sono invasivi.

In altri casi, quando si sospetta un linfonodo di natura maligna, potrà essere utile sottoporre la paziente ad esami oncologici più approfonditi. In questi casi, di aiuto all’indagine sono la TAC o la Pet.

Cure e terapie

Anche in questo caso, come per ogni patologia, la cura dipende dalla causa. Per questo motivo, è importante non sottovalutare la propria condizione e rivolgersi al proprio medico tempestivamente. In questo modo, verrà stabilita la cura adeguata o il trattamento necessario.

In caso d’infezione di origine virale sarà sufficiente attendere che la paziente guarisca. Al contrario, se il rigonfiamento dipende da un’infezione batterica, bisognerà intervenire con una terapia antibiotica.

Se il rigonfiamento del linfonodo dipende da patologie autoimmuni, il medico potrà prescrivere una cura farmacologica a base di immunosoppressori e cortisoni.

La terapia è più complessa se l’ingrossamento ha origine neoplastica. In questi casi, sarà il medico a stabilire se rimuoverlo chirurgicamente e sottoporre la paziente a chemioterapia o radioterapia.

Continua a leggere su Fidelity Donna