La tiroidite di Hashimoto conosciuta anche come tiroidite linfocitaria cronica o tiroidite autoimmunitaria è un’infiammazione cronica della tiroide. Questa malattia autoimmune, comporta l’ingrandimento asintomatico della tiroide e la comparsa di sintomi di ipotiroidismo.
La tiroide è un organo piuttosto piccolo, ma molto importante poiché regola lo sviluppo e la crescita, i processi metabolici e il consumo di energia dell’intero organismo attraverso la produzione di due ormoni: la tiroxina e la tri-iodotironina (T3 e T4 ).
Per la sintesi di questi ormoni è indispensabile lo iodio, infatti la tiroidite di Hashimoto è molto più diffusa nelle zone dove questa sostanza è più carente. I sintomi possono essere differenti da persona a persona, quindi, per avere una corretta diagnosi è sempre bene rivolgersi a uno specialista in endocrinologia che vi prescriverà delle analisi del sangue specifiche, per controllare lo stato dei valori.
Anche l’ecografia è un altro esame diagnostico consigliato per una prima valutazione poiché permette di valutare le dimensioni e la morfologia della ghiandola.
In ogni caso, il primo segno della tiroidite di Hashimoto che può essere evidente è il cosiddetto “gozzo”: un ingrossamento della ghiandola tangibile e visibile a livello del collo. Fortunatamente, la tiroidite di Hashimoto è un disturbo che può essere facilmente trattato e controllato, permettendo così ai pazienti che ne soffrono di vivere una vita quasi del tutto normale.
Tiroide di Hashimoto: quali sono le cause
In condizioni normali, il sistema immunitario protegge il corpo dalle infezioni, riconoscendo e distruggendo batteri, virus e altre sostanze estranee potenzialmente pericolose. Nelle persone affette da patologie autoimmuni come la tiroidite di Hashimoto, il sistema immunitario, invece, attacca l’organismo.
In questo caso, colpisce la ghiandola tiroidea, causandone l’infiammazione e interferendo con la sua capacità di produrre gli ormoni. Da qui l’ipotiroidismo, causato dal fatto che la tiroide non funziona più come prima e riduce man mano la sua attività.
Non sono ancora note le cause che scatenano l’infiammazione ma è provata una maggiore incidenza tra le donne e giocano un ruolo fondamentale la familiarità, la gravidanza e la menopausa. Il rischio aumenta con l’età e nei soggetti con alterazioni cromosomiche, come la sindrome di Down.
I sintomi della tiroidite di Hashimoto
La tiroidite di Hashimoto è una malattia a progressione lenta, tant’è che nei primi stadi le persone colpite difficilmente ne percepiscono i sintomi o li scambiano per disturbi legati ad altri fattori come stanchezza o età avanzata.
I segnali, che sono legati alla mancata o insufficiente secrezione di ormoni tiroidei, possono essere diversi e variano in relazione all’entità del problema. Solitamente, i primi sintomi sono molto lievi e diventano man mano più severi con la progressione della malattia.
Ma, quindi, come si riconosce la tiroidite di Hashimoto? Dipende. Tachicardia, sonnolenza, astenia, insonnia, ingrossamento e indolenzimento della tiroide sono i classici disturbi di questa malattia ma è difficile capire il suo inizio effettivo poiché rimane spesso asintomatica per parecchio tempo e gli stessi fastidi possono essere legati anche ad altri disturbi.
Solitamente, si effettuano controlli preventivi in caso di sospetta insufficienza tiroidea o, ad esempio, prima di intraprendere una gravidanza perché dagli ormoni T3 e T4 dipendono funzioni vitali per l’attività ovarica nelle donne.
Ci sono anche altri sintomi che possono essere ricondotti a problemi alla tiroide come la tiroidite di Hashimoto, ma non necessariamente implicano che se ne sia affetti come, ad esempio, la caduta dei capelli, il rallentamento del metabolismo con conseguente aumento di peso, ansia e depressione, irregolarità mestruali, aborto.
Come si cura la tiroidite di hashimoto
Grazie ai progressi della medicina, oggi, è possibile diagnosticare i disturbi legati alla tiroide con anticipo, ancor prima che producano sintomi rilevanti. La cura della tiroidite di Hashimoto si basa inizialmente sull’osservazione medica, perché in casi meno gravi non è necessario assumere farmaci, almeno nella prima fase.
In casi più avanzati è necessaria l’assunzione quotidiana di alcuni farmaci a base di un ormone tiroideo (principalmente tiroxina). È un trattamento sostitutivo e integra la quantità di ormone che la tiroide non è più in grado di produrre autonomamente.
In presenza di tiroidite di Hashimoto la terapia ormonale sostitutiva dev’essere continuata per tutto il corso della vita. Per mantenere costanti i livelli ormonali è necessario seguire la terapia con regolarità e tenere conto di eventuali interferenze derivanti dal contemporaneo utilizzo di altre medicine, integratori o particolari alimenti.
Integrare lo iodio con l’alimentazione
Un’assunzione costante di iodio è un buon metodo per mantenere la salute della tiroide. Esistono alcuni alimenti che possono assicurare il fabbisogno giornaliero di questa sostanza prevenendo futuri disagi.
Uno dei modi più semplici per farlo è l’impiego del sale iodato in cucina al posto del sale marino classico. Si trova facilmente al supermercato e non comporta differenze di gusto nelle pietanze. Si tratta di sale addizionato con iodio il cui impiego assicura l’introduzione giornaliera di una dose fisiologica dello stesso.
Il fabbisogno giornaliero di iodio per una donna in età fertile è di 150 microgrammi e aumenta a 200 durante la gravidanza e l’allattamento. Per un bambino è di 90 microgrammi, per un adolescente di 120 e per un uomo adulto di 130 microgrammi.
Tra i cibi da evitare per non compromettere il buon funzionamento della tiroide: rapa, cavolo, broccoli, cavolfiori, cavoletti di Bruxelles, patate dolci, maizena, fagioli, soia. È anche necessario limitare il consumo di carne rossa, uova, grassi e zuccheri. Via libera, invece, a banane, pesce, barbabietole, radicchio, prezzemolo e semolino.
Tiroidite di Hashimoto e gravidanza, rischi e prevenzione
La tiroidite di Hashimoto talvolta è collegata ad un rischio connesso con la gravidanza. Se si è affette da questa patologia o da ipotiroidismo è consigliabile chiedere un consulto specialistico per affrontare il problema con un supporto medico.
I figli di madri con ipotiroidismo non trattato corrono un rischio più elevato di mortalità neonatale, prematurità e talvolta anche deficit nello sviluppo cerebrale.
Anche per i soggetti sani che hanno il progetto di intraprendere una gravidanza è fondamentale eseguire un controllo della funzione tiroidea e, se necessario, effettuare il trattamento per evitare danni al neonato.
Individuare e riconoscere in tempo la patologia, consente, infatti di prendere le precauzioni necessarie per vivere serenamente tutta la gestazione. In caso di tiroidite di Hashimoto è indispensabile assumere regolarmente i farmaci che la controllano.
Questa malattia, pertanto, non rappresenta una controindicazione alla ricerca di una gravidanza. Semplicemente è necessario sottoporsi ad un monitoraggio medico periodico e costante, per assicurarsi che i livelli degli ormoni tiroidei siano compatibili con il concepimento.
La tiroidite di Hashimoto fa ingrassare?
Secondo gli esperti sostengono non c’è una connessione diretta tra la patologia e l’aumento di peso sebbene alcuni sintomi dei disturbi alla tiroide possono essere ricondotti ad un rallentamento del metabolismo.
L’attività fisica resta comunque fondamentale per mantenere attivo il metabolismo scongiurando il rischio di ingrassare e andrebbe praticata, a seconda delle proprie condizioni, almeno tre volte a settimana.
Muoversi aiuta anche a combattere altri due sintomi tipici della tiroidite di Hashimoto: apatia e stanchezza. Gli sport più consigliati sono corsa, tennis e nuoto.
Tiroidite di Hashimoto: esenzione spese mediche ed esami
Lo Stato italiano riconosce l’esenzione dal ticket con il codice 056 ai malati di tiroidite di Hashimoto e il diritto a effettuare gratuitamente alcuni esami di controllo.
Fino al 2013 il diritto all’esenzione era illimitato ma oggi è necessario rinnovare l’esenzione ogni 18 mesi ripetendo le analisi di routine. Dalle malattie croniche non si guarisce, ma alcune possono evolvere e l’esenzione deve permettere di dare tutele crescenti al malato in relazione all’evoluzione della sua patologia.
Tiroidite di hashimoto e celiachia
La celiachia sembrerebbe in qualche modo correlata ad altre patologie autoimmuni, in particolare quelle tiroidee: anche se non esistono dati precisi a riguardo, statisticamente i malati di celiachia sono più soggetti ad ammalarsi di tiroidite di Hashimoto.
Attualmente l’unico trattamento reale per la celiachia è il rispetto rigoroso per tutta la vita di una dieta priva di glutine e pare che l’eliminazione di questa sostanza dall’alimentazione dia giovamento anche a tutti gli altri pazienti affetti da tiroidite di Hashimoto.