Omocisteina: cos’è, valori normali e quando fare l’esame

Siete deboli, avvertite formicolio alle gambe, non avete fame e vi sentite tachicardiche? Potrebbe trattarsi di un'alterazione dell'omocisteina. Vediamo insieme di cosa si tratta.

Omocisteina: cos’è, valori normali e quando fare l’esame

L’omocisteina è un amminoacido che di norma nell’organismo umano si trova in quantità infinitamente piccole. Tale amminoacido contiene zolfo e viene sintetizzato nel nostro corpo successivamente alla trasformazione enzimatica della metionina, una sostanza dalla simile natura chimica e contenuto negli alimenti proteici come uova, carne, latticini e legumi.

In condizioni normali la presenza di omocisteina nel sangue è tollerata nel range 5-12 moli per litro. In alcuni casi può salire oltre questo limite provocando quindi una situazione chiamata iperomocisteinemia: è una condizione patologica ancor oggi ampiamente studiata e in fase di sviluppo che può provocare diversi problemi per la salute umana. Per esempio, un suo valore elevato nel sangue costituisce un importante fattore di rischio cardiovascolare, oltre che a carico di altri organi.

Vediamo, dunque, insieme:

Stanchezza, tachicardia, formicolio agli arti sono solo alcuni sintomi

Stanchezza, tachicardia, formicolio agli arti sono solo alcuni sintomi

Omocisteina plasmatica: i valori normali e ottimali

Il valore ottimale dell’omocisteina è quella di 7 moli per litro, ma sono considerati buoni anche dei valori nel plasma tra i 5 e 12 poli per litro. La concentrazione può essere superiore a questo range, ma anche inferiore. Nel primo caso, come già accennato, si parla della condizione di iperomocisteinemia. Tuttavia non bisogna sottovalutare anche la condizione di ipomocisteinemia, in quanto ugualmente pericolosa e potenzialmente nociva.

In entrambi i casi potrebbe sorgere un aumentato rischio di malattie cardiovascolari, che a sua volta potrebbe portare un gran ventaglio di complicazioni predisponendo allo sviluppo di condizioni patologiche come ictus, arteriosclerosi, coronaropatie e varie patologie dei vasi periferici. Tutti questi problemi sono principalmente dovuti ai depositi lipidici.

Il costante controllo dei livelli di omocisteina nel plasma del sangue permette di diagnosticare non solo varie condizioni patologiche relative alla sostanza in questione, ma anche della vitamina B12 oppure dell’acido folico.

Conoscerne i valori normali risulta così estremamente importante anche per tenere sotto controllo i livelli delle altre sostanze importanti per l’organismo. Infine, l’omocisteina viene anche inclusa negli screening neonatali nel caso in cui persista il sospetto di possibile iperomocisteinuria.

Condizioni patologiche: cause

I fattori che possono causare l’aumento o la diminuzione di questo amminoacido nel sangue sono estremamente differenti. Innanzitutto, il valore può innalzarsi nel caso del deficit di vitamine B6 e B12 oppure dei folati. Tale carenza è dovuta nella stragrande maggioranza delle situazioni alla malnutrizione oppure ad altre condizioni particolari, come la gravidanza.

Una condizione di eccesso dell’omocisteina potrebbe essere causata da un ridotto assorbimento da parte dell’intestino, che si verifica molto spesso nei soggetti anziani oppure in quelli colpiti da malattie infiammatorie di vario genere. Fra le altre cause, anche l’abuso di droghe o di alcol può portare all’alterazione di questo valore.

L'esame va fatto al mattino, a digiuno e prima di aver preso i farmaci

L’esame va fatto al mattino, a digiuno e prima di aver preso i farmaci

Sintomi principali

Si può sospettare un’alterazione dell’omocisteina se si verificano alcuni segni e sintomi tipici tra cui la diarrea, le vertigini, il senso di fatica oppure quello di debolezza, la perdita dell’appetito, la tachicardia.

Ed ancora il dolore alla lingua oppure alla bocca, il formicolìo, l’intorpidimento delle braccia o delle gambe (il che indica anche una possibile carenza della vitamina B12), il fiato corto e così via.

Ciononostante, la presenza di questi sintomi non indica certamente la presenza dell’iperomocisteinemia o dell’ipomocisteinemia e sono solo gli esami diagnostici ad accertare la presenza di questa condizione patologica.

Omocisteina: quando fare l’esame

L’esame viene svolto su di un campione di sangue venoso e viene spesso prescritto quando si manifestano alcuni dei sintomi sopra elencati. Anche il paziente stesso può richiedere di essere sottoposto a tali esami diagnostici qualora percepisse un frequente senso di debolezza o di malessere. In altri casi è il medico curante stesso a prescrivere al paziente l’esame in questione in modo da confermare le proprie ipotesi iniziali.

In genere questo esame viene svolto molto velocemente e fornisce dei risultati altamente precisi. Il prelievo del sangue venoso viene sempre eseguito al mattino, preferibilmente dopo un digiuno di almeno 10 ore. Il paziente che effettuerà l’esame dovrà limitare non solo il cibo assunto, ma anche i farmaci in quanto molti degli stessi possono comportare una diminuzione oppure un incremento della sostanza in questione.

L’interpretazione dei risultati

Quest’ultima viene sempre svolta dal medico in base ai fattori come l’età del paziente, il genere, le possibili complicazioni di altre malattie, l’utilizzo di alcune particolari tipologie di farmaci e così via.

Una sana alimentazione è fondamentale per il rientro di tale valore nel range ottimale

Una sana alimentazione è fondamentale per il rientro di tale valore nel range ottimale

Cura e rimedi

Per fortuna, ristabilirne la corretta concentrazione non è difficilissimo. Difatti, nell’organismo stesso è previsto un sistema di difesa dalla condizione di eccesso dell’amminoacido in questione.

Per ridurre la concentrazione dell’omocisteina viene usata una particolare vitamina idrosolubile: l’acido folico. A tale scopo contribuiscono anche altre vitamine: la cobalamina (B12) e la piridossina (B6).

Altresì è possibile prevenire la condizione di eccesso dell’amminoacido in questione adottando una dieta ricca di vari nutrienti. Non solo: bisogna anche prestare cura a non danneggiarli con i processi di cottura e conservazione.

Infine, è possibile ricorrere alla somministrazione di specifici integratori alimentari.

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