Sono trascorsi 4 anni da quell’indimenticabile 2020, un anno che rimarrà impresso per sempre nella storia dell’umanità. Fu l’inizio della pandemia da Covid 19, il virus che ha sconvolto le vite di 8 miliardi di persone, costrette all’improvviso a trincerarsi nelle proprie abitazioni per sventare quel nemico invisibile contro cui, almeno inizialmente, non si avevano degli strumenti adeguati.
Scoperto per la prima volta alla fine del 2019 nella città cinese di Wuhan, il virus SARS-CoV-2 si è diffuso rapidamente in tutto il mondo, portando a una crisi sanitaria senza precedenti. La pandemia da COVID-19 ha rappresentato uno dei più grandi eventi sanitari e sociali della storia recente, con ripercussioni su scala globale.
Tuttavia, la pandemia ha anche portato a una risposta straordinaria da parte della comunità scientifica e medica, con lo sviluppo di vaccini in tempi record e il coordinamento di sforzi internazionali per sconfiggere il virus. La distribuzione e l’implementazione dei vaccini sono diventate una priorità globale, con l’obiettivo di porre fine alla pandemia.
Il mondo della scienza fu chiamato a fare l’impossibile per sviluppare quei vaccini che potessero fronteggiare in tempi rapidi il virus. Solitamente la sperimentazione richiede numerosi anni ma, vista l’eccezionalità dell’emergenza, le tempistiche si ridussero drasticamente. Tra i primi vaccini ad essere diffusi tra la popolazione si ricordi in primis il famoso Astrazeneca, che fece discutere sin da subito per alcuni casi di effetti collaterali sospetti (vedi il caso in Italia della 18enne Camilla Canepa).
A distanza di anni, la stessa casa farmaceutica ha ammesso in tribunale una clamorosa verità. Un’ammissione che riapre il dibattito su un tema ancora scottante e tutto da chiarire, anche nelle aule di tribunale. “Sì, è vero. Il nostro vaccino può…”: scopriamo tutti i dettagli nella pagina successiva.