L’anoressia nervosa è uno dei disturbi dell’alimentazione più diffusi e problematici che possoano colpire una persona. La caratteristica principale dell’anoressia nervosa è la costante restrizione alimentare dovuta alla paura di ingrassare, causata dalla distorta percezione del proprio peso corporeo.
Si distinguono, dal punto di vista medico, due tipi di anoressia nervosa: il primo caratterizzato esclusivamente dalla restrizione dell’apporto delle calorie, dovuto ad un controllo smodato del cibo ingerito, sia per la quantità che per il valore energetico; il secondo identificato con abbuffate seguite dalla remissione del cibo. In entrambi i casi, per poter sostenere che una persona soffre di anoressia, gli episodi si devono ripetere da almeno 3 mesi.
Una persona che soffre di questo disturbo dell’alimentazione è, generalmente, sottopeso dell’85%, con un BMI inferiore a 17. Il BMI è l’indice di massa corporea, calcolato in base al peso e all’altezza; per valutare la gravità della situazione, è opportuno, oltre che analizzare il comportamento tenuto nei confronti del cibo, effettuare il test del BMI, i valori di riferimento sono:
- BMI 17: lieve
- BMI tra 16 e 16.99: moderata
- BMI tra 15 e 15.99: severa
- BMI inferiore a 15: estrema.
Ecco quali sono le cause, i sintomi che devono indurci a chiedere aiuto ad uno specialista.
Anoressia nervosa: cause
La maggior parte delle persone che hanno un disturbo dell’alimentazione come questo, non sopporta di sentire nemmeno parlare di anoressia e si indigna nel riscontrare che la gente pensi che si privi del cibo.
Questo perché, l’anoressia mentale è un male subdolo, non dovuto a disturbi fisici che inducono a schivare il cibo o a dover ridurre l’apporto calorico, bensì ad una indisposizione mentale nei confronti del proprio corpo.
Molte volte l’anoressia è il risultato di una dieta drastica alla quale segue un periodo in cui la persona, pur avendo raggiunto il suo peso forma, continua a vedersi grassa e, pertanto, si priva dell’apporto calorico adeguato. In pratica, si rimane legati all’immagine di sé prima dell’obbiettivo raggiunto.
Possiamo dire che l’anoressia nervosa venga generata nel cervello tanto che alcuni ricercatori tedeschi sostengono che la causa sia addirittura radicata nella struttura neurale e che vi sia un errore di comunicazione nel lobo sinistro, ovvero quello deputato all’elaborazione delle immagini: ecco perché una donna di 40 chili, anziché vedersi pelle e ossa, si ritiene grassa.
Anoressia nervosa: sintomi
Uno dei principali sintomi dell’anoressia è la perdita di almeno il 20% del proprio peso in circa 3 mesi (un tempo molto breve). Un calo ponderale così drastico e repentino è dovuto al controllo estremo delle calorie ingerite e che comprende anche una limitazione nelle quantità.
Alla gestione maniacale dell’alimentazione si associa, molto spesso, l’induzione al vomito, l’utilizzo esagerato di lassativi ed un eccesso di attività fisica mirato a bruciare quante più calorie possibili. Tutti questi comportamenti sono dettati dalla paura di aumentare di peso o dalla voglia estrema di dimagrire, spesso dovuti ad una distorta percezione del proprio aspetto fisico.
Altre caratteristiche tipiche dell’anoressia nervosa sono: l’iperattività, l’assenza del ciclo mestruale, una spiccata attitudine al perfezionismo e la non consapevolezza della malattia.
Purtroppo, le persone affette da questa malattia, vedono il corpo come un nemico che trama contro la loro voglia di essere magre, in forma e perfette. Per questo motivo i bisogni come fame, sete e necessità di riposare vengono ignorati sistematicamente.
L’assunzione del cibo avviene tramite rituali quali l’assunzione molto lenta delle pietanze, la masticazione continua del cibo per poi sputarlo, o romperlo in tanti pezzetti e disperderne parte.
I disturbi legati all’anoressia nervosa compaiono, per la maggior parte, durante l’adolescenza e interessano, in particolar modo, le donne.
Come guarire dall’anoressia nervosa
I pazienti affetti da anoressia nervosa vengono trattati con la psicoterapia seguendo diverse strade, tutte mirate ad aiutare la persona malata nella ricerca del proprio benessere e di una chiara consapevolezza dello stato fisico in cui si trovano. Per questo motivo è importante che il terapeuta sia in grado di dare il massimo sostegno, facendo capire che il suo interesse primario è prendersi cura del paziente.
Gli studi effettuati hanno riscontrato un maggiore successo sulle persone che hanno trovato il trattamento piacevole e non invasivo e che sono riusciti a capirne l’effettiva utilità.
L’obbiettivo della psicoterapia è quello di condurre consapevolmente il paziente ad un recupero del peso, senza obbligarlo e senza sottoporlo ad uno stress eccessivo.
La famiglia e gli amici hanno un ruolo importante nel processo di guarigione e, nel caso di giovani pazienti, i genitori sono una parte fondamentale del percorso questo perché, in molti casi, l’anoressia si accompagna a fenomeni maniaco-compulsivi legati a problematiche famigliari radicate.
Non bisogna dimenticare che, in certi gravi casi, alla terapia psicologica (talvolta anche farmacologica), si deve abbinare un trattamento medico per riportare ad un livello accettabile i valori di base del paziente. Quando la malnutrizione mette in serio pericolo la salute della persone, può rendersi necessaria l’alimentazione forzata, talvolta anche con un ricovero, attraverso flebo.
L’anoressia nervosa ha un tasso di mortalità molto alto: il rischio di morte è tre volte più alto rispetto alla depressione o all’alcolismo, pertanto non vergognatevi nel chiedere aiuto e cercare, con il supporto di specialisti e amici, di uscire da questo tunnel. Se vi può essere utile potrete ricercare in blog e forum argomenti e discussioni che possano incoraggiarvi a fare il primo passo.