Entro quando fare l’amniocentesi? Di cosa si tratta? Piccole domande ma che attanagliano tutte le future mamme sin dal primo momento in cui scoprono di essere incinta. Ci si chiede, infatti, se sia dolorosa o se comporti dei rischi per il feto e per la mamma ed in generale se occorre osservare un periodo di riposo dopo questo esame diagnostico oppure no.
Esame che tutte le neomamme conoscono, l’amniocentesi è una procedura che ogni volta causa preoccupazioni e dubbi a tutti coloro che stanno per diventare genitori. Vediamo allora di scoprire insieme nel dettaglio cos’è l’amniocentesi, considerandone tutti gli aspetti: conoscere la situazione aiuterà i futuri mamma e papà ad affrontarla al meglio senza timori.
Capiamo insieme nel dettaglio di che cosa si tratta e come possiamo gestire al meglio questo step che in qualche modo fa parte del grande viaggio della gravidanza.
Cos’è l’amniocentesi
Esame non obbligatorio utilizzato per prelevare liquido amniotico dall’utero al fine di prelevare campioni biologici, l’amniocentesi consente di effettuare quella che si chiama diagnosi prenatale: grazie a questa procedura infatti è possibile identificare eventuali problemi cromosomici e anomalie che potrebbe presentare il feto.
Dalla più conosciuta Sindrome di Down ad altre eventuali malattie del sistema nervoso centrale, l’amniocentesi permette ai genitori ed al medico curante di essere a conoscenza di eventuali problemi che è opportuno conoscere per poter affrontare consapevolmente la gravidanza.
Ma che cos’è l’amniocentesi? L’esame viene svolto solitamente per via transaddominale e consiste in un prelievo effettuato con aghi lunghi circa 10-12 cm dal diametro di 1-1,2 mm: per questo motivo l’amniocentesi non è dolorosa e la puntura provoca solo un leggero fastidio.
Il tutto si svolge sotto guida ecografica cosicché lo specialista possa conoscere perfettamente la posizione della placenta e del feto. L’amniocentesi dura circa mezz’ora, compresa l’ecografia iniziale. In seguito a questo esame è opportuno che alle future mamme sia assicurato riposo e relax per due giorni: qualora vengano avvertiti dolori, crampi o perdite di sangue è giusto rivolgersi al medico curante. I risultati finali sono pronti generalmente in un paio di settimane.
L’amniocentesi non deve essere confusa con l’ecografia morfologica. Quest’ultimo è infatti un esame con fini puramente conoscitivi che si svolge tra la 20° e la 22° settimana di gestazione, quando cioè non è più possibile eventualmente interrompere la gravidanza. Come dice il nome stesso, analizza la morfologia del feto, accertando o meno la possibile presenza di malformazioni.
Quando si fa l’amniocentesi
L’amniocentesi può essere effettuata dalla 15° alla 18° settimana di gestazione, momento in cui il liquido amniotico è maggiore. Ma entro quando fare l’amniocentesi? È tecnicamente possibile effettuare tale esame anche dopo la 18° settimana ma viene programmata entro questo termine perché, dovendo aspettare i risultati, il tempo di attesa precluderebbe poi ai genitori qualsiasi eventuale scelta in merito alla continuazione della gravidanza. Può essere effettuata successivamente in tutti quei casi in cui è necessario intervenire immediatamente per sofferenza fetale.
L’amniocentesi è consigliata, e raccomandata, alle donne che abbiano compiuto i 35 anni perché, con l’aumentare dell’età, aumentano i casi di alcune anomalie cromosomiche. È inoltre consigliata nei casi in cui siano presenti malattie ereditarie.
Rischi per il feto e la mamma
È giusto sapere che esistono dei rischi per il feto e la mamma, rischi che però si aggirano intorno allo 0,5-1% di aborto: l’amniocentesi è infatti un esame invasivo che può provocare questa conseguenza.
Ciò che porta alcune donne a rifiutare l’amniocentesi è anche, a volte, l’idea che un ago buchi il sacco amniotico: questo disagio è comprensibile ed è per questo che è opportuno affidarsi a specialisti di alto livello.
Costi dell’amniocentesi
Ma quali sono i costi dell’amniocentesi? Trattandosi di un esame invasivo, il consiglio è quello di scegliere strutture altamente qualificate. Il costo, in strutture private, può andare dai 600€ ai 1.500€: qualora si vogliano analizzare particolari mutazioni patogene i costi aumentano.
Per tutte le donne che hanno superato i 35 anni d’età e per tutte coloro che hanno fattori di rischio per malattie cromosomiche, per le quali è necessaria quindi una diagnosi prenatale, il Servizio Sanitario Nazionale offre invece l’amniocentesi gratuitamente.