Avete mai sentito parlare dei tubercoli di Montgomery? Tutte le donne li hanno ma in poche sanno cosa sono, dove si trovano e a che cosa servono.
Il corpo umano è una “macchina” perfetta che, a differenza di un’artificiale, si adatta, modifica ed esterna i cambiamenti che avvengono al suo interno in modo autonomo. A noi, non resta altro che interpretare i segnali che il corpo ci trasmette ed agire tempestivamente quando ci indica che c’è qualcosa che non va nel verso giusto. In altri casi, i cambiamenti che avvengono nel corpo sono le conseguenze, naturali e fisiologiche, di lieti eventi come la gravidanza.
Il corpo della donna, anche e soprattutto nei primi mesi di una gravidanza, affronta dei cambiamenti, che lo riguardano, sia a livello interno che al suo esterno. Il seno, per esempio, subisce delle trasformazioni evidenti ed importanti; questo infatti diventa più teso e turgido, si ingrossa ed è più sensibile al tatto, mentre i capezzoli diventano più larghi e scuri e tutto intorno alle areole compaiono in maniera più evidente delle piccole puntine a rilievo; questi sono i cosiddetti tubercoli di Montgomery. Ma cosa sono esattamente e qual è la loro funzione?
Le cause e come riconoscerli
I tubercoli di Montgomery sono delle piccole ghiandole a rilievo poste sulle areole, simili a dei brufoletti, che circondano i capezzoli; sono sempre presenti nel seno di una donna, anche fuori la gravidanza.
Il loro ingrossamento non è uguale e identico per tutte le donne; il fenomeno è causato soprattutto da variazioni ormonali, tipiche della gravidanza, che riguardano, nello specifico, l’aumento della circolazione del sangue e le trasformazioni fisiologiche del seno e dei capezzoli che si preparano ad accogliere e soddisfare le esigenze del bambino in arrivo.
In altri casi, le cause dell’ingrossamento vanno ricercati nello stress e nei cambiamenti fisici. In questi casi, non è necessario preoccuparsi se le cause possono essere corrette e curate seguendo dei trattamenti o degli accorgimenti specifici; per esempio trovando il modo di ridurre lo stress, cercando di cambiare i ritmi giornalieri e correggendo, se è il caso, l’alimentazione.
Bisogna però fare attenzione quando si nota un eccessivo versamento di liquido dai tubercoli perché perché potrebbe essere sintomo della presenza di un cancro al seno. Per questo motivo, quando c’è il dubbio sulle ragioni dell’ingrossamento e sull’eccessiva fuoriuscita della secrezione da queste ghiandole, è importante rivolgersi immediatamente al medico per escludere ogni possibile grave patologia.
Tubercoli di Montgomery prima del ciclo
Come anticipato, queste ghiandole sono sempre presenti nel corpo di una donna ma diventano più evidenti in alcune circostanze, come la gravidanza.
Le ghiandole di Montgomery però possono aumentare di volume anche prima delle mestruazioni, come conseguenza degli ormoni, ed essere anche molto fastidiosi e dolorosi.
Tubercoli di montgomery in gravidanza
Il loro aumento, durante la gravidanza, avviene generalmente a partire dalla 16a settimana, ma sono evidenti anche durante l’allattamento. Il numero di questi puntini può variare da quattro a trenta per ghiandola areolare. La loro funzione è molto importante ed è legata alla necessità di idratare, lubrificare e proteggere il seno. Entriamo nel dettaglio.
Le ghiandole di Montgomery, infatti, producono degli olii, una secrezione grassa che serve a lubrificare e mantenere idratati i capezzoli, specialmente durante la gravidanza in quanto possono seccarsi e causare prurito e fastidio. Questa secrezione protegge la zona anche dalle infezioni, dall’attacco e dalla formazione di germi e batteri che provengono dall’esterno. È quindi fondamentale detergere con saponi delicati questa zona per non rischiare di compromettere la struttura fisiologica del capezzolo.
Le ghiandole di Montgomery producono anche un’essenza profumata che serve al bambino, durante l’allattamento, a riconoscere il seno materno. Possono rimanere ingrossati anche dopo il parto, ma questo, nella maggior parte dei casi non è un problema; è comunque utile richiedere il parere di un medico.