Tumore del fegato, la scoperta in uno studio: questo esame può salvarti la vita 5 anni prima

Uno studio italiano, pubblicato su un'importante rivista scientifica internazionale, avrebbe scoperto la possibilità di predire l'insorgenza del tumore al fegato: ecco in che modo.

Tumore del fegato, la scoperta in uno studio: questo esame può salvarti la vita 5 anni prima

Il cancro al fegato è il sesto tumore più diagnosticato al mondo, solo in Italia nel 2020 sono stati diagnosicati 10 mila nuovi casi. Stanto agli ultimi dati staticistici in nostro possesso, il tumore del fegato si sviluppa soprattutto tra gli uomini, con un rapporto di circa 2 a 1 rispetto alle donne, ed è più frequente nei soggetti tra i 55 e i 75 anni.

In questi ultimi anni sono stati fatti grandi progressi soprattutto nell’ottica della prevenzione. Saper cogliere per tempo i segnali dell’insorgenza di un male così esiziale può essere un punto di svolta nell’ottica di salvare migliaia di vite. Uno studio sostenuto da Fondazione Airc ha fatto luce su una scoperta sensazionale, capace di  prevenire il tumore al fegato ben 5 anni prima: ecco di cosa si tratta.

La scoperta

A suscitare l’attenzione della comunità scientifica una ricercatrice italiana, Lucilla Crudele, prima autrice dello studio sulla prevenzione del tumore del fegato pubblicato sul prestigioso Journal of Hepatology Reports. Questo studio tutto italiano, sostenuto dall’Associazione italiana per la ricerca sul cancro, avrebbe scoperto come capire se si è soggetti a rischio fino a 5 anni prima.

In sostanza, con un test di prevenzione è possibile considerare a rischio quei soggetti che riscontrano una bassa concentrazione nel sangue del colesterolo “buono”, in pazienti con fegato grasso: “Queste informazioni ci permettono di effettuare ecografie puntuali e ripetute. In modo da dare loro indicazioni per modificare il proprio stile di vita al fine di ritornare a una condizione ottimale per proteggersi e ridurre il rischio di sviluppare il cancro”.

A coordinare il gruppo di ricerca presso l’Università Aldo Moro di Bari il professore Antonio Moschetta, il quale ha scoperto che, nei soggetti con fibrosi epatica, ha sviluppato epatocarcinoma negli anni successivi chi registrava inizialmente livelli più bassi di colesterolo Hdl. Una scoperta sensazionale, che può aprire le porte ad una proficua campagna di prevenzione su tutto il territorio nazionale.

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