A suscitare l’attenzione della comunità scientifica una ricercatrice italiana, Lucilla Crudele, prima autrice dello studio sulla prevenzione della neoplasia del fegato pubblicato sul prestigioso Journal of Hepatology Reports. Questo studio tutto italiano, sostenuto dall’Associazione italiana per la ricerca sul cancro, avrebbe scoperto come capire se si è soggetti a rischio fino a 5 anni prima.
In sostanza, con un test di prevenzione è possibile considerare a rischio quei soggetti che riscontrano una bassa concentrazione nel sangue del colesterolo “buono”, in pazienti con fegato grasso: “Queste informazioni ci permettono di effettuare ecografie puntuali e ripetute. In modo da dare loro indicazioni per modificare il proprio stile di vita al fine di ritornare a una condizione ottimale per proteggersi e ridurre il rischio di sviluppare la patologia”.
A coordinare il gruppo di ricerca presso l’Università Aldo Moro di Bari il professore Antonio Moschetta, il quale ha scoperto che, nei soggetti con fibrosi epatica, ha sviluppato epatocarcinoma negli anni successivi chi registrava inizialmente livelli più bassi di colesterolo Hdl. Una scoperta sensazionale, che può aprire le porte ad una proficua campagna di prevenzione su tutto il territorio nazionale. La speranza è che si riesca comunque a fare qualcosa anche per trovare un modo per poter far avanzare la patologia molto più lentamente.
Insomma prevenire è meglio che curare e con questi piccoli gesti e con una cura anche della nostra alimentazione potremmo prevenire questo tipo di neoplasia che ogni anno causa davvero moltissimi decessi nel mondo, anche e soprattutto a causa delle cattive abitudini alimentati che molti di noi hanno in questa vita sempre più frenetica.