
La narrazione dell’inferno vissuto in quei minuti concitati arriva direttamente dalle parole di uno dei soccorritori intervenuti sul luogo. Il suo racconto dipinge un quadro di sforzo disperato contro le forze della natura e la paura di un ulteriore crollo.
“Per ogni pietra che toglievamo, gliene cadevano due addosso,” – ha testimoniato l’uomo, descrivendo la continua e frustrante caduta di detriti e calcinacci che rendeva ogni tentativo di liberare l’operaio un’impresa quasi impossibile.
L’obiettivo primario era tirarlo fuori ad ogni costo. Quando la squadra è riuscita finalmente a liberare l’operaio dalla morsa, non c’era più tempo per procedure standard: lo scenario era considerato estremamente insicuro.Per sfilarlo via di peso e portarlo immediatamente in un luogo sicuro, Octay è stato estratto e posizionato in tutta fretta su un telo – non c’era, infatti, il tempo materiale per l’uso di una barella.

Le immagini riprese in diretta in quei momenti avevano mostrato, pochi istanti dopo, Octay Stroici vivo mentre veniva caricato a bordo dell’ambulanza, un lampo di speranza sotto l’ombra della torre. Il fatto si è però consumato lontano dai riflettori. Giunto in ospedale, l’operaio della Torre dei Conti non ce l’ha fatta.
I tentativi del personale medico di stabilizzarlo sono risultati vani e la speranza si è spenta.Intanto, le indagini proseguono per chiarire le cause precise del cedimento. L’ipotesi principale al vaglio degli inquirenti è che all’origine del crollo possa esserci stato qualche disguido nei lavori di restauro. Che cosa di preciso però ancora non si sa saranno le indagini a chiarirlo in maniera defnitiva. Roma è ancora una città attonita dopo quanto accaduto.