A Nardò, nel cuore del Salento, c’era un peso che schiacciava il respiro della comunità da troppi giorni. Una mancanza improvvisa, un vuoto nel registro delle presenze che aveva trasformato l’attesa in pura angoscia. La sparizione di Tatiana Tramacere aveva acceso i riflettori su ogni angolo della provincia di Lecce, trasformando la tranquilla routine in una febbrile caccia a un fantasma svanito nel nulla.
Poi, nel momento di maggiore incertezza, è arrivato un colpo di scena assurdo. L’epilogo di quel giallo si è consumato dove meno ci si aspettava, in un luogo che, per definizione, avrebbe dovuto essere sicuro e conosciuto. Il velo di normalità si è spezzato quando è stato interrogato un trentenne, un uomo con cui Tatiana aveva un legame stretto. Le sue prime risposte sono apparse immediatamente evasive, innescando un campanello d’allarme nella caserma.
È stato l’indizio decisivo, la piccola crepa in una storia altrimenti impenetrabile. Un sospetto che ha guidato le forze dell’ordine fino a un’abitazione precisa.In quell’edificio l’attesa si è cristallizzata. Non più il vasto territorio da perlustrare, ma pochi metri quadrati.

Lì, in quell’ambiente circoscritto, si è concluso l’incubo della sparizione. Tatiana era viva, ma la domanda che ora emerge è un’altra, più complessa, che avvelena la gioia del ritrovamento. Cosa è davvero successo in questi 10 giorni e perché proprio l’amico ha taciuto così a lungo?
Tutto sta nel luogo appunto in cui è stata ritrovata la ragazza un luogo che come vederemo nessuno si sarebbe aspettato tra l’altro la ragazza è stata data per deceduta prima di essere trovata viva.