Stare da soli può migliorare il nostro carattere

Molte persone confondono lo stare soli con una sorta di abbandono ma in realtà la solitudine è un modo costruttivo per ritrovare se stessi, di chiarimento, di riflessione e di rilassamento oltre che un'occasione di libertà personale.

Stare da soli può migliorare il nostro carattere

“Se sei triste quando sei solo, probabilmente sei in cattiva compagnia”. Questo aforisma di Jean- Paul Sartre, scrittore e filosofo francese evidenzia l’aspetto sano e positivo della solitudine, vista non come un abbandono che genera tristezza ma come un tempo costruttivo ed essenziale dove possiamo dedicarci a noi stessi

Serenella Salomoni, psicologa, sessuologa e psicoterapeuta libera professionista a Padova ci spiega che la solitudine ci consente di entrare dentro di noi e di comprendere gli aspetti importanti del nostro essere profondo.Se vissuta bene, la solitudine è un tempo costruttivo  e un’occasione preziosa di crescita personale afferma la dottoressa.

Se lo stare da soli però viene identificato con l’essere soli, generando così un senso di abbandono, di mancanza di autostima e depressione. Se questo modo di pensiero della solitudine non viene trattato può degenerare in monofobia ossia, paura di restare soli e comporta al terrore di rimanere da soli in forma ossessiva.

La monofobia infatti porta angoscia, sofferenza fino a giungere a gravi disturbi che vanno dalla depressione agli attacchi di panico e di ansia associato a mancanza di respiro e confusione mentale, proiettando così nel futuro la paura di rimanere soli.

Esiste poi una solitudine di difesa dove la persona si isola perché non si sente in grado di affrontare le relazioni umane e di socializzare, una sorte di protezione dagli altri rifugiandosi nel loro “nido”.

L‘ansia può essere anticipatoria, pensando all’assenza di una persona anche solo per breve tempo come quello impiegato per andare a fare la spesa, con la paura di delegare una persona diversa da quella per cui ci si sente rassicurati.

Il problema della solitudine, soffrendo oppure no di essa, dipende molto dalla nostra infanzia e da come siamo cresciuti infatti se siamo cresciuti in un ambiente familiari dove ci si è stati poco amati e lasciati soli è normale che ci si trascina da adulti la paura che si ripeta lo stesso evento, facendo della solitudine un dramma e una condizione che comporti a rimurginare e ad avere pensieri negativi.

Per uscire da questa situazione di angoscia lieve, riguardo la paura di restare soli, la dottoressa Salomoni consiglia di cercare nuovi contatti, magari iscriversi ad una associazione di volontariato, sia per le persone che per gli animale, nei canili e sentirsi utili uscendo così da se stessi e proiettando l’attenzione verso qualcos’altro.

Per coloro che amano sport potranno scegliere fra gruppi sportivi, palestre o gite in montagna e per una madre separata con il proprio bimbo cercare delle attività scolastiche o magari organizzare delle feste per il proprio figlio.

Per quanto riguarda le forme gravi questa soluzione non potrà essere considerata in quanto la persona non avrà il coraggio di spingersi in queste attività con il timore di fare brutta figura e in questo caso l’unica soluzione sarebbe quella di rivolgersi a uno psicoterapeuta.

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