Un fungo letale sta facendo tremare tutti, in quanto si è già diffuso in 40 Paesi e più , guadagnando terreno negli ospedali. Parliamo della Candida auris che, dopo essere stata identificata per la prima volta in Giappone, nel 2009, si sta espandendo a macchia d’olio e può causare infezioni gravi che arrivano a coinvolgere il sangue, il sistema nervoso e gli organi interni.
Le cure , purtroppo, non hanno esito, in quanto pare che questo fungo resista a ogni tipo di terapia antibiotica antifungina, ragion per cui la Candida auris è un’emergenza persino per i reparti di terapia intensiva più attrezzati.
Ci sono delle categorie di soggetti più a rischio, tra cui i pazienti ricoverati d troppo tempo, e coloro che hanno patologie croniche come diabete, insufficienza renale, tumori o in terapia immunosoppressiva. A rischio, inoltre, chi ha subito operazioni chirurgiche invasive, chi porta i cateteri e chi si avvale di dispositivi medici. La Candida auris ha la capacità di sopravvivere per parecchio tempo sulle superfici mediche, come letti, comodini, apparecchiature mediche e mani dei sanitari. Tutto questo rende pericolosissimo tale fungo, dato che il decesso, nei casi di infezione invasiva da Candida auris, varia dal 30 al 60%, soprattutto tra chi ha già patologie gravi.
In Italia, l’attenzione su questo fungo è cresciuta quando un paziente 34enne, ricoverato per mesi a seguito di un grave sinistro stradale, ha contratto la Candida auris quasi tre mesi dopo il ricovero. L’infezione è stata debellata dopo moltissimo tempo e questo pone l’accento sulla complessità e lungaggine del percorso di guarigione.
Attualmente , le misure di contenimento in atto per fermare la diffusione dell’infezione, prevede l’adozione, negli ospedali , di misure straordinarie tra cui l’ isolamento immediato dei pazienti infetti, l’ uso di guanti e camici monouso, la disinfezione con soluzioni a base di cloro o candeggina, e lo screening dei contatti. Il Ministero della Salute, inoltre, ha diffuso linee guida specifiche per la gestione dei casi e la sorveglianza attiva, con l’obiettivo di rilevare il fungo prima che possa diffondersi. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha inserito questo fungo tra i patogeni prioritari da monitorare. I viaggi internazionali e i ricoveri prolungati rischiano di aumentare i contagi, trasformandolo in un’emergenza sanitaria persistente.