Scontro mondiale, ecco cosa fare nei primi 10 minuti in caso di un attacco (2 / 2)

Secondo gli esperti, bastano 10 minuti per capire se si sopravvivrà o meno a  un affronto nucleare e  si inizia a fare il conto alla rovescia, partendo dal caratteristico lampo e e poi dal boato che  sono capaci di radere al suolo intere aree in un batter di ciglia.

È in questi 10   minuti che ogni gesto compiuto da un individuo diventa cruciale per sopravvivere o meno, e basta semplicemente commettere un piccolo errore per non farcela.  Fatte queste premesse, in che modo si può fronteggiare  un attacco, senza degenerare in inutili  allarmismi? A dircelo sono gli esperti della protezione civile che ci offrono preziosi consigli dei quali far tesoro,  in modo che  nella peggiore delle ipotesi, possiamo tirarli fuori.

Dopo  10 minuti dal boato iniziale,  il cosiddetto nemico invisibile, ossia la polvere radioattiva, cade al suolo  ed è da allora che dobbiamo correre subito ai ripari, in quanto in ballo c’è la nostra vita.  Occorre chiudersi  dentro, sigillando porte e finestre, spegnendo gli impianti di ventilazione. È doveroso trovare riparo in ogni ambiente, anche in quelli che propriamente non vengono considerati come dei rifugi, tra cui un bagno senza finestre, un corridoio interno o una cantina, in modo da ridurre al minimo l’esposizione.

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Chi , al momento della deflagrazione, quando inizia a cadere la polvere nucleare, si trova all’esterno, deve togliere i vestiti, lavare con cura la pelle e i capelli per eliminare fino al 90% delle particelle radioattive e la stessa cosa va fatta per gli animali domestici che  devono essere tenuti lontani dalle  ciotole di  acqua e cibo contaminati. Occorre dotarsi di un kit d’emergenza, composto da acqua potabile, cibo a lunga conservazione, una torcia, una radio a batterie, nastro adesivo per chiudere le fessure.

L’istinto, dopo la deflagrazione, ci suggerisce di scappare fuori, di mobilitarsi. Gli esperti, invece,  raccomandano esattamente l’opposto, quello di restare chiusi in casa per almeno un giorno in attesa di indicazioni ufficiali. Si tratta di linee guida della protezione civile. Gli esperti spiegano che sapere cosa fare nei primi 10 minuti è la miglior difesa che si ha.