Rosa Vespa ha sempre confermato di essere stata l’unica responsabile del sequestro della piccola Sofia, aggiungendo che suo marito Aqua era all’oscuro di tutto, che non aveva colpe e proprio sulla base delle sue dichiarazioni, l’uomo, mediatore culturale senegalese, è stato scarcerato, non essendo mai stato suo complice.
La donna, nel corso degli interrogatori, ha rivelato di aver vissuto un periodo di profondo disagio psicologico, in parte dovuto al decesso paterno, e di essersi sentita «una donna a metà» a causa delle difficoltà legate ai tentativi falliti di avere un figlio, essendo fortissimo il suo sogno di averne.
Sentendosi frustata per non riuscire a rimanere incinta, ha sofferto fortemente dal punto di vita emotivo. A maggio 2024, quando la donna aveva sospettato di essere incinta, si è convinta di esserlo, senza rivolgersi ad un ginecologo, quindi non si è mai sottoposta ad un esame clinico.
Questa sua convinzione si è rivelata sbagliata ma non si sa quando Rosa abbia effettivamente capito il suo errore. La donna ha aggiunto: “Non ricordo bene ma penso di essere entrata in uno stato confusionale. Non sapevo cosa fare e che decisioni prendere. So per certo di non essermi recata in clinica con l’intento di sottrarre un bimbo alla propria madre”.
Ha raccontato, poi, in corso di interrogatorio, quando ha finto di essere infermiera per effettuare il sequestro e queste, come riportato da Vanity Fair, sono state le sue parole: “Mi presentavo come puericultrice ai presenti riferendo che dovevo lavarlo. Dopo averlo preso con la massima cautela mi portavo nei corridoi e, a mia insaputa, mi ritrovavo davanti mio marito con la navetta”. Suo marito Moser, ignaro del piano che lei aveva portato avanti per nove mesi, si è semplicemente presentato in clinica per prendere quello che riteneva essere suo figlio, cosa che fanno tutti i neo papà del mondo, dunque non ha colpe, difatti è stato scarcerato.