Quattordicesima, l’assegno di luglio presenta una brutta sorpresa (2 / 2)

 

Nel panorama delle misure a sostegno del potere d’acquisto degli anziani, la quattordicesima mensilità rappresenta uno degli strumenti più significativi per garantire una maggiore stabilità economica a chi percepisce una pensione modesta.

Introdotta per la prima volta nel 2007 e successivamente ampliata, questa somma aggiuntiva non va confusa con un semplice “bonus”, ma costituisce un’integrazione strutturale destinata a chi, per ragioni anagrafiche e reddituali, si trova in una condizione di maggiore fragilità economica. Nel 2025, l’erogazione sarà nuovamente automatica per tutti i pensionati che soddisfano i requisiti fissati dall’Inps, che ha già comunicato che la corresponsione avverrà con la rata pensionistica del mese di luglio, mentre per coloro che matureranno i requisiti anagrafici o contributivi nella seconda metà dell’anno, il pagamento è previsto nel mese di dicembre.

A determinare l’importo della quattordicesima non è solo il livello di reddito del pensionato, ma anche la storia contributiva maturata nel corso della vita lavorativa, con distinzioni tra lavoratori dipendenti e autonomi e scaglioni crescenti in base agli anni versati. Si va da un minimo di 336 euro per chi ha meno anni di contribuzione e una pensione lievemente sopra la soglia, fino a un massimo di 655 euro per chi, pur percependo un assegno basso, ha accumulato oltre 25 anni di contributi (o oltre 28 anni, nel caso degli autonomi).

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L’erogazione avviene in automatico, senza necessità di domanda, ma è subordinata alla corretta dichiarazione dei redditi degli anni precedenti: è proprio su questi dati che l’Inps effettua il calcolo e verifica l’effettiva spettanza della somma aggiuntiva. Non si tratta dunque di una cifra uguale per tutti, ma di un’agevolazione mirata e proporzionata, che tiene conto della situazione contributiva personale e della condizione reddituale complessiva, senza escludere i titolari di più trattamenti pensionistici, purché cumulabili.

Anche nel 2025, quindi, questa misura si conferma fondamentale nel sostenere le fasce più vulnerabili della popolazione pensionata, in un contesto in cui l’inflazione, l’aumento dei prezzi e le spese mediche spesso incidono in modo significativo sulla qualità della vita degli anziani.