Il consumo di tabacco è diffuso in tutto il mondo e rappresenta la causa dei più grandi problemi di sanità pubblica a livello mondiale. Secondo i dati dell’OMS il fumo è il primo fattore di rischio delle malattie croniche non trasmissibili, come patologie neoplastiche, cardiovascolari e respiratorie.
Ad oggi nel mondo si contano circa un miliardo di fumatori, soprattutto nei Paesi a basso e medio reddito. Inoltre a suscitare grande preoccupazione sono anche i dati sull’età: il 70% dei consumatori inizia a fumare prima dei 18 anni di età e il 94% prima dei 25 anni. Un brutto vizio che coinvolge anche i più giovani, esposti sin dalla tenera età alle terribili conseguenze del fumo.
Per quanto riguarda, invece, la nostra nazione, i più recenti dati ISTAT rivelano che in Italia i fumatori sono circa 10 milioni. Inoltre si registrano delle differenze di genere, cioè i fumatori uomini sono molti di più: il 23%, contro il 15% delle donne. La fascia d’età coinvolta è quella tra i 25-44 anni.
Per tutelare la salute pubblica, anche di chi è costretto a subire involontariamente il fumo passivo di chi gli sta intorno, circa 20 anni fa veniva approvata la legge Sirchia, che stabilì il divieto di fumo in tutti i locali chiusi. Una vera e propria svolta che ottenne subito il plauso di tutti.
A distanza di due decenni da quel passo legislativo così importante nella storia del nostro Paese per quanto riguarda l’argomento fumo, la politica italiana ha ripreso in mano in queste settimane quella legge con il proposito di apportarvi delle clamorose modifiche. Si tratta di novità del tutto inattese e che stanno facendo molto discutere: scopriamo di cosa si tratta.