Papa Ratzinger, è successo sulla bara alla camera ardente (2 / 2)

Papa Ratzinger è vestito con paramenti liturgici rossi e la mitra, indossa delle scarpe nere e ha tra le mani un rosario. Ma quel che più colpisce è il suo volto che non desta sconvolgimento. Pare stia dormendo, ricongiunto a Gesù che sino all’ultimo ha amato, come proferito nelle parole comprensibili pronunciate qualche ora prima della sua morte, sentite da un infermiere. Ma come mai la salma non spaventa anche i più suggestionabili?

Tutto ruota attorno alla pratica della tanatoprassi, che ha il compito di conservare al meglio il cadavere dei pontefici, permettendo di esporlo durante il cerimoniale, per permettere l’ultimo saluto da parte dei fedeli. La tanatoprassi è un trattamento molto in voga negli Stati Uniti che, pian piano, si sta diffondendo in Europa. A descriverci in cosa consiste, è Andrea Fantozzi, il massimo esperto in Italia della Tanatoprassi, nonché Presidente e fondatore dell’A.I.T. (Associazione Italiana di Tanatoprassi) e dell’I.N.I.T. (Istituto Nazionale Italiano di tanatoprassi).

Ai microfoni di Adnkronos ha illustrato, più in dettaglio, in cosa consiste questa pratica, utilizzata per papa Ratzinger ma anche, in precedenza, per Papa Giovanni Paolo II . Queste le sue parole: “E’ un trattamento post-mortem e consiste nella cura igienica di conservazione del corpo dopo la morte, ma è soprattutto un trattamento che ha lo scopo di realizzare un processo altamente igienico nel settore funerario e cimiteriale. Con la tanatoprassi è possibile, tramite un’iniezione nel sistema arterioso di un fluido conservante e una serie di cure estetiche, conservare un’immagine integra della persona cara, eliminando così per alcune settimane il processo di decomposizione”.

Quando Giovanni Paolo II morì, a prepararne la salma per l’esposizione ai fedeli, furono proprio gli esperti dell’Init, assieme a quelli del servizio di medicina legale del Policlinico di Tor Vergata, coordinati dal professore Giovanni Arcudi, oltre ad Andrea Fantozzi stesso. In totale, per la tanatoprassi di Wojtyla, furono impegnati 7 medici. L’esperto ha precisato che questa pratica arresta la decomposizione della salma, fissando i tessuti e le lesioni come in una preparazione istologica. Questo si rivela particolarmente utile in medicina legale, consentendo di eseguire le indagini più facilmente.

Fantozzi fa alcuni esempi che rimarcano l’importanza della tanatoprassi. Essa serve per studiare la traiettoria di un proiettile, oppure, nel caso di una riesumazione, resa necessaria da indagini giudiziarie, se il cadavere è stato trattato in questo modo, si avranno sicuramente risultati migliori rispetto a un corpo in decomposizione. Ovviamente, a scanso di equivoci, il Presidente e fondatore dell’A.I.T. e dell’I.N.I.T. ha precisato che la tanatoprassi non è una pratica di imbalsamazione perpetua, ma “un metodo di conservazione temporanea; ciò fa sì che le salme trattate con tale tecnica possano essere conservate dai 10 ai 15 giorni prima della sepoltura, rimanendo intatte in qualsiasi tipo di ambiente”.