Il quadro clinico di Papa Francesco era da tempo motivo di grande preoccupazione. Già da diversi mesi, infatti, le sue condizioni di salute erano fragili e soggette a continui controlli da parte dello staff medico vaticano. Il 23 marzo scorso, dopo ben 37 giorni di ricovero presso il Policlinico Gemelli a causa di una grave polmonite bilaterale, il Pontefice era stato dimesso.
Tuttavia, le sue condizioni erano tutt’altro che stabili: si parlava di una convalescenza lunga e di un organismo molto debilitato. Nonostante la malattia lo avesse fortemente provato, Papa Francesco aveva scelto di non sottrarsi del tutto agli impegni pubblici. In più di un’occasione, nelle ultime settimane, era apparso in pubblico, suscitando tra i fedeli un cauto ottimismo.
Il suo volto sorridente, sebbene visibilmente affaticato, sembrava voler rassicurare la folla. Molti hanno interpretato quei gesti come segnali di una lenta ma possibile ripresa, ma dietro quell’apparente miglioramento si nascondeva una realtà ben più dura. Il 21 aprile, purtroppo, è arrivata la notizia che nessuno avrebbe voluto sentire.
Papa Francesco è spirato in seguito a un ictus emorragico, un evento improvviso e devastante che non gli ha lasciato scampo. L’emorragia cerebrale, secondo quanto trapelato da fonti ospedaliere vicine al Vaticano, sarebbe avvenuta nelle prime ore del mattino e nonostante i tentativi disperati dei medici, non è stato possibile salvarlo.
Le indiscrezioni emerse nelle ultime ore raccontano di un Pontefice sempre più stanco e affaticato nei giorni precedenti. La sua voce era più flebile del solito, i movimenti rallentati. Questi segnali premonitori sembrano delineare con più chiarezza le cause del triste epilogo. Cosa ha scatenato l’ictus? Scopriamo la risposta dell’esperto nella pagina successiva.