Nella puntata di Tagadà che è stata trasmessa ieri pomeriggio 20 novembre su La7, non si poteva non parlare del femminicidio di Giulia Cecchettin, la studentessa 22enne veneziana, cui Filippo Turetta, suo coetaneo ed ex fidanzato, ha tolto la vita, sino al triste ritrovamento del suo corpo in un canalone, nei pressi del lago di Barcis.
Dalle 23:00 di sabato sera 11 novembre, i loro cellulari sono risultati spenti, sino a quando, il giallo della loro scomparsa si è chiuso col ritrovamento del corpo di Giulia e con l’arresto, nemmeno un giorno dopo, di Turetta, avvenuto in Germania, dove la sua fuga è terminata con le manette.
E’ stato lì che, forse nel vano tentativo di sottrarsi alla giustizia, ha proseguito la sua folle corsa, sino al fermo della polizia tedesca. Mentre la sua posizione si aggrava di ora in ora, e gli inquirenti ne stanno definendo i contorni, ieri, a pronunciarsi sul femminicidio di Giulia, è statolo psichiatra Paolo Crepet che ha tristemente affermato che sul tema della violenza contro le donne, in 50 anni forse non è cambiato niente.
La sua commozione è stata sotto gli occhi di milioni di telespettatori, in piena diretta televisiva. Nel corso della puntata di Tagadà, è intervenuto anche un uomo che, dopo aver esercitato violenza nei confronti della sua compagna, è cambiato attraverso un preciso percorso volto ad acquisire consapevolezza.
Proprio su questo, Paolo Crepet ha affermato, fortemente commosso: “Mi colpisce il ricordo di cinquant’anni fa quando mia madre ha messo in piedi a Padova un centro contro la violenza sulle donne”. Si è è dovuto fermare, per poi proseguire, con la voce rotta dalla gravità e dalla profondità dell’argomento, chiosando: “forse non è cambiato niente“.