La Città Eterna, tempio di memorie secolari, è il luogo dove la storia recente del Papato ha lasciato i segni più profondi. Due Papi emeriti, due successori, e un anno di silenzio istituzionale gravato sul fedelissimo collaboratore di uno di loro.
Nel labirinto di Via della Conciliazione, l’arcivescovo Georg Gänswein è tornato a Roma, muovendosi con il peso di un’eredità storica. L’uomo che per decenni è stato l’ombra discreta di Benedetto XVI, rientrava in città per un motivo ufficiale: la presentazione di un libro di omelie inedite del Papa emerito. Eppure, dietro l’appuntamento letterario, si nascondeva la tessitura di una relazione assai più complessa, quella con Papa Francesco.
La tensione tra il segretario e il Pontefice regnante, amplificata dopo la morte di Ratzinger, aveva condotto Gänswein in una sorta di esilio diplomatico.Per mesi, la narrazione si è concentrata sui dissidi, sulle difficoltà oggettive di una coesistenza non sempre fluida. Ma per l’arcivescovo tedesco, la realtà imponeva un atto di onestà che andava oltre le polemiche giornalistiche.

Il momento decisivo, un passaggio cruciale per chiudere il cerchio, si è consumato poco prima che il Pontefice lasciasse questo mondo, quando Gänswein ha cercato e trovato la riconciliazione. Un accordo spirituale raggiunto nell’intimità del Vaticano. Ma solo un gesto compiuto nel silenzio, dopo la morte del Papa, poteva sancire in modo definitivo la ritrovata pace e la sottomissione al successore di Pietro
Padre Georg ha confessato: “Ho chiesto scusa a Papa Francesco prima che morisse e lui mi ha risposto che…”.Vediamo insieme cosa è accaduto di preciso, nella pagina successiva del nostro articolo, dal momento che il caso sta facendo molto rumore.