
Ornella Vanoni, icona indiscussa della canzone, si è spenta a causa di un arresto cardiocircolatorio, avvenuto tutto nella sua casa di Milano, la sera di venerdì, dove la 91enne è venuta a mancare nonostante il tempestivo arrivo dei sanitari. I soccorritori non hanno potuto far altro che constatarne il decesso.
Considerata universalmente una delle voci più versatili e riconoscibili della musica leggera italiana, Ornella Vanoni ha attraversato epoche e generi mantenendo sempre una forte identità, ragion per cui in tanti si chiedono se abbia lasciato disposizioni in merito al suo funerale.
Ebbene si, Ornella, che nell’ultimo periodo parlava spesso dell’ora del suo trapasso, aveva dichiarato: «La bara deve costare poco perché tanto va bruciata. Poi buttatemi nel mare, quello che vi pare. Mi piacerebbe Venezia però fate come volete. Il vestito ce l’ho, è di Dior, fa una bella figura. . . »

In tv, nelle chiacchierate con Fabio Fazio, dove era ormai una presenza fissa, non ha mai nascosto di aver organizzato tutto per il suo addio, dall’abito fino alla bara.A Verissimo aveva raccontato: “A Paolo Fresu ho chiesto: ‘Senti quando muoio tu suoni durante il mio funerale’ e lui mi ha detto ‘Se muoio prima io canti tu, ok? ‘. E io gli ho risposto di sì”.
Una promessa che aveva già condiviso anche con Fazio poco tempo prima.Nel corso di un’intervista con Silvia Toffanin, Ornella aveva detto che la morte, ormai, era un pensiero con cui conviveva: “Il decesso fa parte della vita, da ragazzi non ci si pensa poi si arriva a un’età in cui ci si pensa. Io so che non ho di fronte a me mille anni, però bisogna vivere ogni giorno”. Per questo aveva sempre cercato di non stare mai ferma: “A casa mi annoio, non so giocare a carte e infatti me l’avevano detto che avrei avuto una vecchiaia brutta, poi non so fare la maglia faccio dei buchi tremendi, se sono sola cucinare non mi va. . . Preferisco non dico lavorare come una pazza, ma lavorare, avere degli impegni e bisogna reinventarsi”. Ornella ad aprile aveva in programma due concerti, uno agli Arcimboldi di Milano e uno alle Terme di Caracalla, proprio per non lasciarsi andare alla noia.