Nelle mattinate di novembre, Milano indossa spesso il suo velo più grigio e frettoloso. Eppure, in questi giorni, c’è un silenzio diverso che ha avvolto le strade, un’assenza sonora che pesa come un palcoscenico vuoto, un’eco che i cittadini non riescono a ignorare. Un addio definitivo è arrivato, interrompendo una melodia lunga più di settant’anni.
A 91 anni, la signora indiscussa della musica italiana, Ornella Vanoni, ha chiuso il sipario di una vita piena di arte e schiettezza. Sembrava una figura inamovibile, quasi eterna, in grado di dispensare ironia e profondità con la stessa, disarmante naturalezza. L’onda di affetto che ne è seguita ha immediatamente trasformato il lutto in un tributo collettivo. La città, come un’amante ferita, ha dichiarato il lutto cittadino.
L’onore più grande è stato riservato al cuore del suo teatro, l’istituzione che l’ha vista muovere i primi passi: il Piccolo Teatro Grassi di via Rovello.E lì, davanti a quelle porte solenni, fin dalle prime ore della mattina, l’attesa è diventata commozione: una fiumana di persone di ogni età che si è stretta per l’ultimo saluto.

Non solo fan, ma vicini di casa, colleghi e artisti internazionali che sentivano in lei qualcosa di unico.Da Mara Maionchi che ne ha elogiato la libertà (“hai vissuto come volevi tu”) al ricordo poetico di Cesare Cremonini su una notte veneziana (“parlammo solo di amore”), ogni testimonianza era un piccolo pezzo del suo mosaico irripetibile. Tra tutti, però, è la persona che Ornella ha messo al mondo tra le più straziate.
Il necrologio del figlio di Ornella Vanoni , Cristiano Ardenzi, ha fatto piangere tutti ma per quale motivo? Scopriamolo insieme nella pagina successiva del nostro articolo, in quanto leggere le parole che l’uomo ha dedicato alla compianta padre, è stato davvero commovente.