A Roma, nel cuore pulsante della storia, tra i maestosi Fori Imperiali e la sagoma imponente del Colosseo, un velo di normalità è stato strappato via di colpo.Il tratto di strada, solitamente immerso nel flusso turistico, si è trasformato in un palcoscenico di sospensione e urgenza: un episodio improvviso, il suono insistente delle sirene e la polvere che faticava a depositarsi sull’asfalto.
Tra i caschi gialli, la tensione non veniva solo dalle operazioni di soccorso, ma dall’attesa di chi era fuori dal cordone.C’era una donna, in particolare, che non riusciva a stare ferma. I suoi movimenti nervosi scandivano un conto alla rovescia silenzioso, un respiro unico che oscillava tra la disperazione e un miracolo atteso.
Il suo sguardo era fisso su un punto preciso: il cantiere della Torre dei Conti, dove la pietra antica aveva ceduto a un destino amaro.Lì sotto, prigioniero dei detriti e del silenzio, c’era un uomo il cui nome era diventato la preghiera di tutti: Octav Stroici.Era rimasto intrappolato. Il suo turno di lavoro si era trasformato in una condanna a ore, un’attesa interminabile che si protraeva ben oltre il tramonto.

Gli altri tre sono stati salvati. Lui è rimasto intrappolato. Sotto i blocchi di pietra, sotto i detriti, sotto undici ore di attesa che hanno trasformato un turno di lavoro in una condanna lentissima. Un episodio che ha colpito davvero tutti quanti e che sta facendo parlare tutta Italia.
Mentre le luci dei fari tagliavano l’oscurità, illuminando la scena, la domanda restava: dopo undici ore, la vita aveva ancora trovato uno spiraglio? Quali sono state le sue ultime parole?