"Non si può perdere la vita per colpa di un selfie". Ciao Dylan (1 / 2)

"Non si può perdere la vita per colpa di un selfie". Ciao Dylan

La moda dei selfie presenta della insidie che, spesse volte, ignoriamo e la storia del povero Dylan ne  è la riprova. Viviamo in un mondo in cui  la condivisione di  scatti, sui social, è all’ordine del giorno, anzi, del secondo. Tendiamo a catturare con la fotocamera dello smartphone, praticamente tutto ciò che ci circonda, per poi postarlo  sulle piattaforme,  suscitando le famose reazioni di apprezzamento o stupore che così tanto sono in voga.

Non solo i paesaggi ma  la nostra quotidianità,  all’aperto, tra amici, in palestra, davanti allo specchio. Eppure, anche questo gesto che ci sembra così  tranquillo, proprio perché lo mettiamo in atto sistematicamente, senza pensarci, sottende dei pericoli.  Dylan era un ragazzo splendido, con tutta una vita davanti.

Purtroppo, il destino ha voluto che, in un modo davvero assurdo, la sua giovane esistenza venisse strappata all’affetto dei suoi cari, dei suoi amici, dei suoi followers, in un modo davvero tremendo, come avrete modo di vedere.

Tantissimi sono coloro che, in queste ore, stanno rivolgendo messaggi di cordoglio ai familiari  di questo  ragazzo, spentosi a soli 29 anni, tra lo sconcerto e l’incredulità, misti a quel senso di impotenza che ci pervade.

Dylan  ha perso la vita per un selfie e la sua triste storia ha scosso l’Italia intera. Ripercorriamola insieme nella pagina successiva del nostro articolo, sulla base della primissima ricostruzione effettuata dai media nazionali sulla sua drammatica fine.