Il caso noto come “Mostro di Firenze” rappresenta uno dei più complessi e controversi della cronaca giudiziaria italiana. Tra il 1968 e il 1985, nella provincia di Firenze, si verificarono otto duplici delitti, accomunati da alcune caratteristiche ricorrenti.
Ad essere colpite erano sempre giovani coppie che si trovavano in luoghi appartati. Le modalità degli attacchi portarono gli inquirenti a ipotizzare l’azione di un singolo responsabile o di un gruppo organizzato. Il primo episodio risale al 1968, ma solo a partire dagli anni ’70 si iniziò a notare un collegamento tra i vari delitti.
Le indagini si protrassero per decenni, coinvolgendo numerosi sospetti e portando a processi molto discussi. L’attenzione mediatica fu enorme, anche perché il caso suscitava grande preoccupazione nell’opinione pubblica e sembrava sfuggire a ogni logica investigativa consolidata. Uno dei principali sospettati fu Pietro Pacciani, un uomo del luogo con precedenti penali.
Dopo un processo controverso e un’assoluzione in appello, la giustizia proseguì comunque il suo lavoro contro altri individui considerati suoi presunti complici. Tuttavia, le certezze giudiziarie non hanno mai chiuso definitivamente il caso, alimentando dubbi e teorie alternative anche negli anni successivi.
Nel tempo, sono emerse ipotesi diverse sull’identità del colpevole o dei colpevoli, comprese congetture su gruppi organizzati e possibili depistaggi. In queste ore è emersa una clamorosa svolta nel caso: scoperto chi era il vero padre di Natalino. “Il DNA è di…”: ecco tutti i dettagli nella pagina successiva.