Miocardite dopo la dose: la notizia è appena arrivata. Ecco cos’hanno scoperto gli esperti

Un importante studio canadese pubblicato sul British Medical Journal lancia l'allarme circa il rischio, soprattutto per i giovani, di problemi al cuore dopo la prima dose. Ecco cosa occorrerebbe fare per ridurre il rischio.

Miocardite dopo la dose: la notizia è appena arrivata. Ecco cos’hanno scoperto gli esperti

Già lo scorso anno l’Aifa aveva pubblicato una nota in cui segnalava tra gli effetti avversi del vaccino covid la possibilità di contrarre miocarditi e pericarditi. A destare particolare apprensione, soprattutto il fatto che ad esserne coinvolti, sebbene in rari casi, erano stati segnalate soprattutto le fasce più giovani.

Questo studio canadese aggiunge un nuovo tassello alle conoscenze sul tema, in quanto si è impegnato a riportare anche una serie di indicazioni utili a limitare rischi. Ritenendo inevitabile il presupposto di procedere con le vaccinazioni anche ai più giovani, si consiglia soprattutto di fare una cosa per ridurre il rischio di infiammazioni cardiache: ecco di cosa si tratta.

I risultati di questo studio

Pubblicato sull’importante rivista scientifica British medical journal, lo studio canadese prende in esame gli oltre 8000 casi di miocardite e pericardite dopo vaccinazione. Sicuramente non si tratta di grandi numeri, i casi di effetti avversi di questo tipo sono rari, ma non per questo meno preoccupanti.

L’analisi di questi dati ha messo in evidenza alcuni fattori, intanto che ad esserne coinvolti sono soprattutto i giovani maschi, nella maggior parte dei casi subito dopo la seconda dose di vaccino a mRna, in particolare Moderna. Secondo gli scienziati dell’Università dell’Alberta, sarebbe possibile limitare di molto il rischio di effetti avversi allungando di un mese la somministrazione della seconda dose.

Si tratta di informazioni preziose delle quali occorre fare tesoro in ottica futura, commenta così questa ricerca Giancarlo Icardi, direttore del dipartimento di Igiene dell’Università di Genova: ” Questa informazione può essere molto utile, nell’ottica di procrastinare la seconda dose: siamo costantemente aggiornati in base alle evidenze scientifiche per aggiornare le schedule vaccinali in questa fascia d’età”. Tuttavia, visto e considerato che tra i 18 e i 29 anni sono rimasti davvero in pochi a non aver ricevuto la seconda dose, queste scoperte potranno trovare utilità qualora fossero disposti altri booster in futuro, cosa molto probabile.

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