Meteo, non era mai successo prima: in Italia sta per arrivare una.. (2 / 2)

Nell’estate del 2003, l’Europa fu investita da un’ondata di calore eccezionale che cambiò per sempre il modo in cui percepiamo il clima. Tra maggio e agosto, un potente anticiclone di matrice africana stazionò sull’Europa centrale e meridionale, bloccando ogni influsso fresco atlantico. Ne risultò un’anomalia termica mai vista: per settimane, le temperature superarono i 40°C in numerose città italiane.

A Torino si toccarono i 41,6°C, a Firenze 41,1°C, mentre anche città più fresche come Trento e Trieste registrarono rispettivamente 40,7°C e 37,2°C. Il caldo, però, non fu solo una questione di numeri. Il fenomeno non trovò precedenti nella storia climatica recente e provocò gravi ripercussioni sulla salute pubblica.

In Italia, migliaia di persone — in particolare anziani e soggetti fragili — persero la vita. Le città del Nord furono le più colpite: +20% di mortalità a Bologna, +30-40% a Milano e un drammatico +45% a Torino. Quell’estate costituì uno spartiacque: ciò che prima era ritenuto raro iniziò a manifestarsi con frequenza crescente. Dal 2003 in poi, tutte le dieci estati più calde mai registrate in Europa si sono verificate dopo quell’anno. Il 2022, ad esempio, ha mostrato anomalie termiche simili, segnando un nuovo picco di calore con incendi, siccità e temperature record.

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La differenza è che, a distanza di due decenni, eventi di questo tipo non sono più eccezioni ma sintomi di un trend consolidato. Le proiezioni future indicano che il caldo estremo sarà sempre più precoce, duraturo e intenso. L’Italia, trovandosi in un’area di transizione climatica tra zone temperate e subtropicali, è particolarmente esposta.

Secondo gli esperti, un’ondata di caldo simile starebbe per investire nuovamente la nostra Penisola. A vent’anni di distanza, l’estate attuale potrebbe ricalcare quella del 2003. Quell’estate non fu solo un evento meteorologico, ma un monito che ci ha mostrato quanto siamo vulnerabili di fronte al cambiamento climatico. Oggi, la sfida non è più evitare un nuovo 2003, ma prepararci a conviverci.