C’e’ una drammatica notizia che, proprio in queste ore, sta facendo il giro del web e del mondo intero. È quella di una giovane bellunese di soli 30 anni, in stato vegetativo irreversibile da 14 mesi.
Il suo nome è Samantha D’Incà e il 19 marzo 2022 sono stati staccati i macchinari che la tenevano in vita, nel letto della struttura socio assistenziale “Gaggia Lante” di Belluno, in cui era ricoverata. E’ questo il tragico epilogo di un incidente verificatosi tra le mura domestiche nel 2020.
L’accaduto
Samantha D’Incà, originaria di Mugnai, frazione di Feltre, in provincia di Belluno, è finita in coma vegetativo nel dicembre 2020, 1 mese dopo essere caduta in casa mentre stava uscendo per andare a lavorare ed essersi fratturata un femore. La giovane è stata sottoposta ad un‘operazione in ospedale proprio a seguito di quella caduta, contraendo una grave infezione che le ha provocato fortissimi dolori e gonfiori. Ricoverata nuovamente in ospedale, è entrata in coma, senza più risvegliarsi.
Per questo motivo, i genitori hanno affrontato una lunga battaglia giudiziaria per ottenere dal Tribunale l’autorizzazione all’interruzione delle cure, accompagnandola verso il fine vita. Dopo un lungo braccio di ferro e diverse perizie che hanno certificato l’impossibilità di qualsiasi mutamento nella condizione di Samantha, sottolineando che a tenere in vita il corpo della 30enne fosse solo la nutrizione artificiale, il giudice tutelare ha decretato che il padre della ragazza,Giorgio D’Incà, diventasse amministratore di sostegno della figlia, in modo da permettergli di richiedere l’interruzione delle cure, come previsto dalla legge sul fine vita del 2017.
La famiglia di Samantha ha sempre sostenuto che la ragazza avesse espresso la volontà di rifiutare qualsiasi accanimento terapeutico, ma la mancanza di un testamento biologico ha reso più complesso tutto l’iter. Per lo stacco dei macchinari sono state decisive le dichiarazioni del padre, della madre e del fratello gemello. Davvero toccanti le parole di quest’ultimo: “Lei non voleva chiedere aiuto a nessuno… voleva che le sue ceneri fossero sparse nel mare, non voleva restare in questa situazione e dispiace solo che non lo abbia lasciato scritto”.
Alla luce di tali dichiarazioni, il giudice ha ritenuto che la volontà di Samantha fosse desumibile in modo “chiaro, univoco e convincente”. Il padre Giorgio, in quanto amministratore di sostegno, aveva “il potere di prestare consenso all’interruzione dei trattamenti necessari al mantenimento in vita”, ma questo “non può comportare anche il potere di decidere ‘se e quando’ sospendere il trattamento di nutrizione artificiale, trattandosi di una decisione che spetta comunque ai sanitari”. Questi ultimi lo possono fare in caso di “un severo aggravamento e una mancata risposta alle cure erogabili”, oppure di “rischi di complicanze”.
“Sammy non avrebbe mai voluto una vita così, senza coscienza, dipendente da tutto e da tutti, lo diceva sempre durante la battaglia di Beppino Englaro per Eluana, e poi per Dj Fabo. La sua vita in quel letto, tra dolori e sofferenze, non è vita, non è dignità, è soltanto patimento”. Patimento cui è stata posta la parola fine 2 giorni fa.