A lanciare l’allarme è una delle regioni italiane che offre i maggiori servizi, ma che non è stata risparmiata dall’emergenza sanitaria. In queste settimane è stato portato all’attenzione della politica un problema molto grave e che richiede un intervento immediato: la carenza di medici di famiglia.
Le aree del Veneto più in difficolta sono quelle del bellunese, dell’Alto Vicentino, delle isole e del centro storico di Venezia. Una problematica che, come afferma Maurizio Scassola, il segretario veneto della Fimmg, la Federazione italiana dei medici di medicina generale, è destinata a rendersi ancora più drammatica nei prossimi anni.
Circa il 20% dei medici di famiglia presenti in Veneto, circa 2780, a breve andrà anche in pensione, aggravando irrimediabilmente questa carenza. “Il livello di stress è notevole e siamo in difficoltà nel reclutamento di giovani dottori, non è più un lavoro attrattivo: i laureati in medicina preferiscono intraprendere altre specializzazioni”- ha precisato con preoccupazione il presidente della Fimmg.
Il numero chiuso alle facoltà di medicina certamente non aiuta, ma ad infierire è anche lo scarso interesse dei giovani medici per il settore della medicina generale. Una buona percentuale di coloro che intraprendono, invece, questo percorso finisce per abbandonarlo anzitempo: “Il venti per cento dei medici non porta a termine il corso e un altro venti per cento lascia poco dopo aver iniziato a lavorare i dati sono allarmanti, ma dobbiamo ugualmente riuscire a garantire un medico di famiglia anche nelle zone disperse”.
Per il momento la regione sta cercando di tamponare la situazione con due soluzioni: la creazione di micro- team, cioè squadre di infermieri e personale amministrativo che si spostano nelle zone con maggiore disagio; altra soluzione prospettata, ma niente affatto entusiasmante, è quella di innalzare l’età pensionabile.