Stiamo seguendo con enorme interesse, la triste storia dell’ex vigilessa Sofia Stefani, cui Giampiero Gualandi, che aveva avuto una relazione con lei, 30 anni più giovane, avrebbe tolto la vita. L’uomo, 62 anni, ex comandante della polizia locale di Anzola, si trova in penitenziario e, come noto, il gip ha evidenziato notevoli indivizi di colpevolezza nei suoi confronti.
Il gip non ha ritenuto credibile la sua versione dei fatti e se la famiglia di Sofia sostiene che si sia trattato di un femminicidio, la difesa dell’indagato, in questi giorni così concitati, sostiene tutt’altro, ossia che si sia trattato di un incidente, dunque non di un gesto volontario. Capiamo bene quanto la vicenda sia complessa.
Di ora in ora, gli inquirenti hanno il delicatissimo compito di ricostruire, per filo e per segno, tutto ciò che è accaduto nell’ufficio di Gualandi, sito alla Casa gialla di Anzola, giovedì, giorno in cui ha colpito Sofia, provocandone il decesso, per rispondere alle richieste di verità e giustizia dei familiari della 33enne scomparsa.
Mentre l’indagato è in cella, è fondamentale, ai fini della comminazione della pena, capire se si sia trattato di un colpo partito volontariamente o per sbaglio, ossia se a prevalere è l’ipotesi della famiglia o quella della difesa del 62enne, che comunque non ha mai escluso le colpe del suo assistito.
Pare proprio che l’ex comandante Gualandi non abbia retto, crollando. Vediamo insieme, in dettaglio, cosa sta accadendo, nella seconda pagina del nostro articolo, dal momento che la storia dell’ex vigilessa ha colpito nel profondo tutti noi, raggiunti da una notizia così forte e improvvisa. costellata di mille dubbi e domande.