"Le donne belle over 40 sono le più tristi?" Baresani risponde a Morelli (2 / 2)

Negli ultimi giorni, si è tornati a parlare del rapporto tra bellezza e invecchiamento femminile grazie a due riflessioni che hanno trovato una sorprendente sincronia. Da un lato, lo psichiatra e psicoterapeuta Raffaele Morelli ha affermato che “le donne belle, dopo i 40 anni, sono più infelici perché non ricevono più complimenti”.

Dall’altro, la giornalista Stella Pende ha sottolineato come il tempo sia particolarmente spietato con le donne attraenti, mentre quelle meno belle sembrano addirittura migliorare con l’età. Al centro del dibattito c’è un tema che va oltre la semplice estetica: la bellezza femminile è sempre stata definita da canoni imposti da uno sguardo maschile.

Un concetto ben riassunto dallo psicoanalista Aldo Carotenuto, secondo cui l’idea stessa di bellezza femminile è stata modellata dagli uomini per il proprio piacere. Tuttavia, se un tempo il modello dominante era eurocentrico, oggi i canoni si sono moltiplicati, rendendo il concetto stesso di bellezza più fluido e soggettivo.

Eppure, la percezione sociale della bellezza e dell’età resta fortemente sbilanciata tra uomini e donne. Nessuno ha mai giudicato Onassis, Trump o Agnelli per il loro aspetto fisico, mentre le donne vengono spesso valutate anche in base alla loro avvenenza. Parole come “racchia”, “zitella”  non hanno un corrispettivo maschile: gli uomini maturi, anche se non belli, possono essere considerati affascinanti, mentre per le donne l’invecchiamento è spesso visto come una perdita di valore.

Fortunatamente, negli ultimi decenni qualcosa è cambiato. Il fascino non è più legato solo all’aspetto fisico, ma anche al carisma, allo stile, alla carriera e alla personalità. Barbra Streisand o Lady Gaga non incarnano i classici canoni estetici, eppure il loro magnetismo è indiscutibile. Forse il vero dramma non è l’invecchiamento delle belle, ma il persistere di un giudizio impari che ancora oggi pesa sulle donne più che sugli uomini.