Una bara bianca e, sopra, una fotografia che lo ritrae mentre suona il basso, uno degli strumenti che amava. Sono immagini che segnano profondamente la comunità di Santi Cosma e Damiano, in provincia di Latina, dove Paolo, nemmeno quindicenne, si è tolto la vita il giorno prima del suono della prima campanella.
Secondo la ricostruzione dei genitori, Giuseppe e Simonetta, il gesto estremo sarebbe la conseguenza di anni di vessazioni subite tra i banchi di scuola. Ripetuti episodi di bullismo, denunciati più volte alla scuola ma, a loro dire, mai affrontati in modo efficace. Proprio per far luce sul gravissimo caso, il ministro dell’Istruzione, Gianmarco Valditara, ha telefonato personalmente al padre.
«È stato molto umano – ha raccontato Giuseppe –. Mi ha assicurato che gli istituti frequentati da mio figlio sono già sotto esame e che verrà fatta piena chiarezza». Nei prossimi giorni la famiglia incontrerà un’ispettrice del Ministero. Paolo era descritto come uno studente serio, con una media tra il 7 e l’8, nonostante qualche difficoltà in matematica.
Eppure, nelle ultime settimane si lamentava spesso di dover tornare tra i banchi. I genitori affermano che i docenti e la vicepreside, pur essendo al corrente delle persecuzioni, non siano mai intervenuti in modo decisivo. “Già alle elementari avevamo presentato una denuncia ai carabinieri perché era bullizzato dalle maestre: addirittura un bambino si presentò con una lama di plastica in classe dicendo che voleva ammazzarlo, mentre una maestra li incitava alla rissa. È tutto nero su bianco quello che dico”, sostiene a gran voce il padre.
Alle medie e poi alle superiori, le angherie sono continuate: emarginazione, soprannomi denigratori come “Nino D’Angelo” o “Paoletta”, e l’etichetta di “spione” per aver avuto il coraggio di segnalare problemi in classe. La sera prima di togliersi la vita, nulla lasciava presagire il triste epilogo. Paolo aveva cenato con i familiari, preparato lo zaino e segnato le materie sul diario. Poco dopo le cinque del mattino, però, il gesto estremo che getta nel dolore i suoi cari.