La villa di Pippo Baudo fatta saltare in aria dalla Mafia (2 / 2)

Nella notte tra il 2 e il 3 novembre 1991 un boato squarciò il silenzio di Santa Tecla, frazione di Acireale. La villa sul mare di Pippo Baudo venne rasa al suolo da un ordigno: muri crollati, tetto sventrato, fiamme che i Vigili del Fuoco impiegarono ore a domare. All’alba non restava che un cumulo di macerie. Subito, la telefonata anonima al 112: “Hanno messo una bomba a casa di Pippo Baudo”.

Poche ore dopo arrivò la rivendicazione. All’Ansa di Palermo una voce senza inflessioni si presentò come “Falange Armata”: “Baudo può considerarsi un uomo fortunato…”. La minaccia richiamava il delitto degli imprenditori Vecchio e Rovetta, freddati a Catania. Non era un semplice avvertimento, ma un messaggio mafioso in piena regola.

Il conduttore, simbolo della tv nazionalpopolare, si trovava al centro di una stagione delicata. Pochi mesi prima aveva partecipato, insieme a volti di Rai e Mediaset, alla staffetta antimafia organizzata dopo il delitto di Libero Grassi. Dal palco del Teatro Massimo di Palermo, Baudo aveva chiesto leggi speciali contro Cosa Nostra. Parole che, secondo i collaboratori di giustizia, furono interpretate dai clan di Nitto Santapaola come una sfida diretta.

Pippo Baudo è deceduto di indebolimento neurologico Pippo Baudo è deceduto di indebolimento neurologico

All’epoca Baudo stesso parlò di un regolamento di conti per le sue prese di posizione pubbliche: “Avevo celebrato il giudice Chinnici parlando male della mafia. Fu una vendetta”. Le indagini della procura di Catania confermeranno negli anni successivi: l’ordine arrivò dal boss Marcello D’Agata, con il via libera dello stesso Santapaola.

Pippo Baudo ricordava spesso quell’episodio, anche a distanza di anni: “Non ricevetti mai minacce dirette, mai un avvertimento. Forse fu proprio questo a rendere tutto ancora più inquietante”. Una vicenda che il tempo ha quasi sepolto, ma che restituisce l’immagine di un’Italia sull’orlo di una stagione di stragi, dove persino un volto amatissimo della televisione poteva diventare bersaglio di Cosa Nostra.