La scoperta da brividi, succede a chi ha avuto il virus: il cervello inizia a..

Ci sarebbero delle conseguenze particolari su chi ha avuto la malattia, vediamo di che cosa si tratta. Tutti i dettagli nel nostro articolo, nessuno se lo sarebbe mai aspettato. Ricercatori scioccati.

La scoperta da brividi, succede a chi ha avuto il virus: il cervello inizia a..

Anche quest’anno il mondo intero sta facendo i conti con la pandemia provocata dal coronavirus Sars-CoV-2, il virus che provoca appunto la malattia denominata Covid-19. Sin dal 2020 il quadro clinico della malattia è molto cambiato, questo anche grazie ai vaccini che sono attualmente in circolazione, e che hanno consentito di tenere sotto stretto controllo il propagarsi del patogeno. In Italia siamo già arrivati alla somministrazione della quarta dose di vaccino.

I ricercatori stanno comunque studiando ancora le conseguenze che la malattia in questione porta all’organismo, inoltre oltre ai vaccini si stanno mettendo a punto delle cure che consentono di far divenire ancora meno pericolosa la malattia. Chi ha gravi sintomi ancora oggi però ricorre alle cure ospedaliere. E ci sono anche conseguenze post malattie. 

Covid, cosa succede dopo la malattia

Secondo quanto si afferma in questi giorni sulla stampa internazionale pare che il Covid sia in gradi di arrecare gravi danni all’organismo. Una ricerca italiana ha evidenziato nuove conseguenze, per il cervello, nei pazienti colpiti dal Covid. Tra l’altro il post-Covid è stato scoperto già nel primo anno della pandemia. 

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica Journal of Neurology e ha coinvolto sette pazienti ricoverati perchè affetti da coronavirus. I pazienti sono stati quindi analizzati con una Pet allo scopo di valutare l’attività metabolica di alcune aree specifiche del cervello. E i risultati hanno sorpreso anche gli esperti. 

Uno dei pazienti presentava dei sintomi cognitivi più gravi, e grazie a specifici esami si è scoperto un accumulo di amiloide, una proteina che determina l’invecchiamento precoce dei neuroni e che sarebbe anche determinante nello sviluppo dell’Alzheimer. “Nel paziente esaminato la Pet ha rilevato un abnorme accumulo di amiloide nel cervello, particolarmente nei lobi frontali e nella corteccia cingolata, legate a funzioni cognitive complesse e alle emozioni” – così ha spiegato Luca Tagliabue, direttore della divisione di Medicina Nucleare e Radiodiagnostica dell’Asst Santi Paolo e Carlo di Milano. Lo studio è a firma della stessa Università di Milano.

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