La fibromialgia colpisce una persona su 30, perché non se ne parla?

La fibromialgia è una sindrome altamente invalidante riguardante l'apparato muscolo-scheletrico, che abbraccia circa 250 sintomi. Ad oggi, non è ritenuta degna di essere inserita nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza): non ci sono sussidi di alcun genere.

La fibromialgia colpisce una persona su 30, perché non se ne parla?

La fibromialgia, o sindrome fibromialgica – o, ancora sindrome di Atlante, con il richiamo al mito di colui il quale, sfidando gli dei, si ritrovò costretto a tenere sulle proprie spalle il peso del mondo per l’eternità – che colpisce circa il 2% della popolazione italiana (ndr: circa 1 persona ogni 30 ne è, pertanto, affetta). Stilare un elenco di sintomi è pressochè impossibile, dal momento che se ne annoverano dai 100 ai 250. È una sindrome altamente mutevole, imprevedibile ed invalidante, con una caratteristica ben precisa: è invisibile. O meglio, lo è per chi non vuole vedere.

E questo perchè le implicazioni della stessa sono in realtà ben notabili dall’esterno, a partire dalla difficoltà nel camminare, nello stare in piedi a lungo, nello stare seduti per tempi prolungati su superfici non propriamente comode. È in grado di presentarsi contemporaneamente in molteplici distretti ed apparati corporei, dalla testa all’intestino, dalle articolazioni ai muscoli, dallo stomaco alla cute; in particolare, con riguardo a quest’ultima ipotesi, possono presentarsi fastidi e sintomi costanti, la cui accensione a volte può dipendere anche solamente dal semplice sfiorare la parte interessata (dalla cute della testa all’unghia del piede).

Al momento, in Italia, non è ancora stata approvata una legge ad hoc che consenta di inserire la sindrome nell’elenco dei disturbi cui sono riconosciuti i Livelli Essenziali di Assistenza. E questo perchè non vi sono eclatanti riscontri clinici in materia: in poche parole, le analisi di un paziente fibromialgico non hanno squilibri tali da consentire ulteriori indagini in materia; ad esempio, nonostante vi sia un livello altissimo di infiammazione nel corpo, spesso in molteplici distretti, la VES (Velocità di Eritrosedimentazione, elemento che consente di indicare il livello infiammatorio attualmente presente) risulta perfettamente in linea con quella di un paziente sano.

Ma, quindi, dov’è l’alterazione clinica nel paziente fibromialgico? Sebbene non sia ancora stata del tutto identificata la causa – o, meglio, le cause, essendo una patologia avente molteplici eziologie – gli studi hanno rilevato una disfunzione al livello del sistema nervoso centrale in ordine alla captazione ed al corretto riconoscimento di una situazione di indolenzimento: il paziente ha una erronea e distorta percezione del dolore, alterata e mai ridotta, in caso di eventi lievemente dolorosi (si parla, in questo caso, di iperalgesia) o di eventi comunemente non produttivi di dolore (in questo caso si parla di allodinia).

Di recente è stata dimostrata la centralità della neurotrasmissione dopaminergica nella percezione del dolore, con la conseguenza che la carenza di dopamina e di acido naftalenacetico nella zona dell’ippocampo sia centrale nell’insorgere della sintomatologia. Ad oggi non esiste una cura, bensì una serie di interventi mirati multidisciplinari che consentono di mantenere, per quanto possibile, uno stile di vita adeguato, sebbene lo stesso sia irrimediabilmente compromessso – tanto dal punto di vista fisico quanto psicologico – comportando la sindrome stessa problematiche sia di tipo neurologico, sia di componente ansioso-depressiva.

Continua a leggere su Fidelity Donna