Fibromialgia: i benefici della cannabis terapeutica

La cannabis terapeutica, secondo numerosi studi, attenua molti sintomi legati alla fibromialgia, una malattia reumatica cronica cui, al momento, non esiste una cura. Scopriamo cosa è ed in che modo può essere utile.

Fibromialgia: i benefici della cannabis terapeutica

Prima di parlare della cannabis terapeutica, vorrei chiarire in breve cosa si intende per fibromialgia. Parliamo di un sindrome cronica e sistemica che colpisce soprattutto il sesso femminile; una patologia reumatica il cui sintomo principale è rappresentato da forti dolori all’apparato muscolo-scheletrico, anche se sono davvero numerosi i sintomi correlati ad essa. 

Giusto per citarne alcuni: dolori acuti e brucianti, simili a trafitture, o profondi e continui o un’alternanza di entrambe le forme di sofferenza per almeno 3 mesi continuativi, dolori ossei, dolori alla palpazione in almeno 11 dei 18 tender points, crampi, nevralgia, tremori, sbandamenti, vertigini, disturbi dell’equilibrio, senso di stordimento, nebbia cognitiva etc. 

Le terapie 

Partendo dal presupposto che, ad oggi, non è ancora stata trovata una cura per la fibromialgia, si cerca di gestire i sintomi attraverso l’assunzione di farmaci come antinfiammatori, antidolorifici, analgesici, antidepressivi, ansiolitici, miorilassanti etc. Tra le terapie alternative contro il dolore, troviamo i massaggi, ossia manipolazioni effettuate da professionisti che mirano ad alleviare il dolore e a rilassare il corpo, riducendo la componente ansiosa e depressiva; la fisioterapia come ad esempio, gli esercizi posturali, lo stretching, la fisioterapia in acqua, ma anche yoga e tai chi, pratiche antichissime che si basano su esercizi e movimenti lenti del corpo, associati a tecniche di rilassamento, respirazione e meditazione.

La cannabis terapeutica 

La cannabis medica rappresenta un’opzione terapeutica promettente per la fibromialgia per la sua efficacia e per il tasso relativamente basso di effetti collaterali. Il termine cannabis terapeutica o più propriamente cannabis medicinale si riferisce all’impiego in medicina di infiorescenze mature essiccate di Cannabis Sativa L. 

La cannabis terapeutica trae origine dalla pianta femminile di canapa indiana (nello specifico la Cannabis Sativa) e la parte di interesse terapeutico è data, appunto dalle infiorescenze che detengono i principali principi attivi: il THC e il CBD o cannabidiolo; sostanze che fanno parte della grande famiglia dei cannabinoidi, che comprende decine e decine di altre sostanze tra cui flavonoidi, terpeni ecc.

La cannabis terapeutica è legale in Italia dal 2013 dal punto di vista del legislatore, come trattamento di supporto al trattamento standard, quando (cito quel che è scritto sul sito del Ministero della Salute) questi ultimi non hanno prodotto effetti desiderati o hanno provocato effetti secondari non tollerabili o necessitano di incrementi posologici che dovrebbero determinare la comparsa di effetti collaterali. 

L’impiego della cannabis terapeutica nella fibromialgia

Dato che la fibromialgia è una patologia cronica, la via di somministrazione di elezione è quella orale, ad assorbimento lento e con un’efficacia prolungata. Si dovrebbe assumere cannabis terapeutica a dosaggio minimo, per poi gradualmente aumentare la dose. Essa ha una bassa interazione con altri farmaci e può pertanto essere aggiunta alla propria terapia di base; dà molte meno intolleranze e dipendenze se confrontata con farmaci oppiacei. 

Ma quali sono i benefici riscontrati? Miglioramento del dolore e della rigidità, riduzione delle irritazioni e del dolore articolare, riduzione del senso di affaticamento e spossatezza, miglioramento dei problemi intestinali e vescicali, miglioramento dei problemi di sonno e dell’insonnia in genere. Anche se gli studi sono tutt’oggi in corso, molti pazienti riferiscono un miglioramento dei problemi d’umore, dell’ansia e della depressione, che ci fanno riflettere sulle potenzialità della cannabis terapeutica nel poter garantire ai fibromialgici un miglioramento della qualità della vita. Parliamo di un trattamento all’avanguardia, che sembra sicuro ed efficace. La ricerca, lo ricordiamo, è ancora in corso e di certo, nel prossimo futur,o scopriremo altri benefici.

I consigli comportamentali 

In attesa di una cura, il paziente affetto da fibromialgia dovrebbe, per quanto possibile, evitare o limitare gli sforzi eccessivi, le attività troppo gravose e lo stress emotivo, concedendosi quotidianamente del tempo per rilassarsi, senza ricorrere a drastici cambiamenti della consueta routine.E’ fondamentale rimanere attivi, svolgendo senza limitazioni le normali attività quotidiane ed evitando prolungati periodi di inattività, poiché si rischierebbe di aumentare la rigidità muscolare e il dolore.

Oltre a rispettare un tempo sufficiente per il riposo notturno, potrebbe essere utile praticare abitudini, che consentano di ottimizzare la qualità del sonno, come ad esempio limitare l’eventuale sonnellino diurno, andare a letto e alzarsi alla stessa ora. I pazienti fibromialgici devono essere incoraggiati a praticare una regolare attività fisica ad impatto lieve e di tipo aerobico, come camminare, nuotare o andare in bicicletta. Sono sufficienti 45 minuti circa, tre volte alla settimana, per ottenere benefici. 

 Molti pazienti fibromialgici hanno riferito un miglioramento dei sintomi nel corso di diete a basso contenuto di grassi. I consigli alimentari possono quindi essere così riassunti: ridurre lo zucchero, soprattutto se raffinato;limitare il consumo di carne rossa e preferire altre fonti di proteine animali (pesce, pollame, uova e latticini),mangiare molta frutta e verdura fresca di stagione, per l’apporto di sali minerali e vitamine, ridurre l’utilizzo del sale e bere molta acqua, limitare l’uso di caffè e tè ed evitare i superalcolici.

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