Italia in lutto, è morto Eugenio Scalfari: una dolorosa perdita

Un grave lutto ha sconvolto il mondo del giornalismo italiano, purtroppo Eugenio Scalfari non ce l'ha fatta. Il noto scrittore ha lasciato un segno indelebile: ecco chi era.

Italia in lutto, è morto Eugenio Scalfari: una dolorosa perdita

L’Italia ha perso una delle figure di maggior rilievo del giornalismo. Nato a Civitavecchia nel lontano 1924, Scalfari era riconosciuto da tutti come il decano del giornalismo italiano. Si è spento oggi, 14 luglio, alla veneranda età di 98 anni dopo aver segnato con la sua penna praticamente quasi tutto l’arco del 900′.

Già da giovanissimo, quando era ancora uno studente di giurisprudenza, Scalfari si approcciò al giornalismo scrivendo per Roma Fascista ed altri periodici legati al fascismo. Dopo la guerra, il giornalista assume sempre più un ruolo di rilievo nel panorama giornalistico italiano e fonda due giornali importantissimi, ai quali si lega profondamente il suo nome: ecco di quali si tratta.

I giornali di Scalfari

Eugenio Scalfari è ricordato soprattutto per aver fondato due giornali che rappresentano due punti di riferimento assoluti del giornalismo italiano: l’Espresso, inaugurato nel lontano 1955, e il quotidiano Repubblica, nel 1976. Entrambi i giornali, dichiaratamente di sinistra, hanno rappresentato una vera e propria rivoluzione nel giornalismo.

Lo stesso Scalfari espresse così gli obiettivi che si era prefissato con la loro fondazione: “Insieme a Carlo Caracciolo, cercai dunque di realizzare un giornale che interpretasse le nuove esigenze della società civile. Non una «casa» di sinistra, ma un luogo abitato da persone di sinistra capaci di raccontare, con un linguaggio nuovo, le diseguaglianze e le ingiustizie che affliggevano l’Italia“.

Dopo tanti decenni di direzione di Repubblica, facendogli guadagnare il primato di quotidiano più venduto d’Italia, Scalfari decise di abbandonarne poi la direzione negli anni 90′. Tuttavia ha continuato a scrivere sino a pochi anni fa, i suoi editoriali sono stati un punto di riferimento fondamentale per l’intero panorama giornalistico. Così aveva immaginato la morte nel suo libro intervista: “Non voglio prediche sull’aldilà, mi rifiuto di immaginare il paradiso come un ricongiungimento felice tra l’anima e il corpo… So che la fine del mio viaggio non è la morte; la fine del viaggio è stare su quella sponda mentre il corpo si allontana”.

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