Imbarazzo e vergogna: il processo in videoconferenza finisce male

L'incredibile vicenda ha già fatto il giro del mondo, una giudice è finita nei guai dopo l'assurda gaffe. Si stava celebrando un processo in videoconferenza, ma qualcosa è andato storto: ecco cosa è successo.

Imbarazzo e vergogna: il processo in videoconferenza finisce male

In questi ultimi anni, con le restrizioni sanitarie, si è reso necessario utilizzare la tecnologia per poter continuare a partecipare ad eventi pubblici che senza le videoregistrazioni non si sarebbero potuti celebrale. Quando si tratta di utilizzare gli apparecchi elettronici per riprendersi, la gaffe è sempre dietro l’angolo, e la vicenda in questione ne offre una lampante dimostrazione.

Si stava celebrando l’udienza preliminare di un delicatissimo processo a carico di un sospetto terrorista, quando una gaffe clamorosa del giudice ha suscitato grande scalpore e indignazione. Immediatamente sono stati presi seri provvedimenti a suo carico, quello che ha combinato ha fatto il giro del mondo: ecco di cosa si tratta. 

L’accaduto

Il processo era anche piuttosto delicato, si stava celebrando in Colombia e bisognava decidere se rilasciare su cauzione un sospetto terrorista. Alla fine a finire nei guai non è stato l’imputato, ma la stessa giudice dell’udienza preliminare Vivian Polania, finita sotto accusa per un fatto davvero clamoroso.

La seduta era stata organizzata in videoconferenza ed, incredibilmente, quando la giudice ha acceso la sua webcam è apparsa in mutande sul letto, mentre fumava ed in evidente stato confusionale. Inutile dire che l’increscioso accaduto ha suscitato l’indignazione dei presenti, soprattutto degli avvocati, i quali hanno provveduto immediatamente a denunciare la giudice.

Chiamata a pronunciarsi sulla ignobile vicenda la Commissione nazionale disciplinare dei giudici della Colombia ha disposto la sospensione della giudice: “È dovere di questa commissione evitare il ripetersi di questi  comportamenti del giudice per la posizione che ricopre e il disprezzo che ha mostrato con i suoi colleghi, con l’accusa e la difesa“. Dal canto suo la donna ha tentato di difendersi in modo piuttosto improbabile parlando di complotto contro di lei e di malore durante l’udienza, cioè che si era sdraiata per via di un attacco d’ansia. Ovviamente queste giustificazioni non hanno convinto nessuno, neppure la Commissione che ha giudicato il suo comportamento.

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