Nei lunghi viaggi su rotaia c’è sempre una promessa di connessione, una lenta litania di vagoni che fende il paesaggio oltre i finestrini. È la routine rassicurante di un tragitto che unisce città lontane. Dentro le carrozze, c’è il brusio sommesso di centinaia di esistenze, ognuna protetta dal sottile velo di normalità offerto dal metallo e dalla velocità costante.
Nessuno poteva anticipare il cambiamento improvviso del destino in un giorno che sembrava qualunque.All’improvviso, il ritmo si è spezzato in modo definitivo. La stabilità ha ceduto a una forza cieca. Un boato ha lacerato l’aria in modo così violento da sembrare innaturale, cancellando ogni altro suono e la luce.
Le flebili luci di emergenza, quando si sono attivate, hanno rivelato solo un caos di lamiere contorte e sedili strappati, un paesaggio capovolto dove non esisteva più la direzione .Il silenzio sordo dei primi istanti, quell’attimo in cui la mente rifiuta di registrare la catastrofe, è stato presto sopraffatto da un’altra, straziante sinfonia: le grida dei passeggeri, lamenti che invocavano aiuto da ogni angolo metallico della struttura.

L’unica cosa che contava in quell’oscurità era contare i respiri, le voci, gli spazi vuoti. Muoversi, cercando un segno di vita in un luogo dove regnava la minaccia. Le ore successive hanno rivelato l’entità completa del fatto sui binari, ma i primi numeri sussurrati parlano già di un destino assurdo per molte famiglie.
Nei prossimi paragrafi andremo a vedere che cosa è successo nessuno si sarebbe aspettato una cosa del genere e di questa gravità tanto assurda quanto purtroppo reale.