Nel suo ultimo report annuale, il Fondo Monetario Internazionale fa tremare tutti. Usate parole particolarmente forti per decrivere la drammatica situazione odierna dell’economica globale, ancora alle prese con il Covid e, negli ultimi mesi, con la crisi umanitaria dell’est Europa. Purtroppo, lo scenario tracciato, non sembra essere dei più floridi.
Infatti, per gli analisti di questo report, sono da segnare al ribasso le previsioni di crescita per ben 143 Paesi del mondo. A destare particolare preoccupazione, è soprattutto la situazione internazionale, che potrebbe causare delle gravi ripercussioni in tutto il mondo. Il capo economista del FMI, ha parlato di un vero e proprio terremoto economico: ecco perchè.
Il report choc
La prestigiosa istituzione economica con sede a Washington, ha tracciato un quadro moltro preoccupante del prossimo futuro in termini di stabilità finanziaria. La crisi nell’est Europa, non produrrà degli sconvolgimenti solo in termini umanitari, a breve si rischia una frammentazione dell’economia in blocchi contrapposti.
Pierre-Olivier Gourinchas, capo economista del FMI, non usa mezzi termini, gli effetti di questa invasione, sono paragonabili alle onde sismiche generate dall’epicentro di un terremoto. Presto, tutto il mondo, potrebbe subire un riassestamento geopolitico molto deleterio per la stabilità economica. A pagarne le spese, come al solito, soprattutto i paesi più poveri, dove presto, l’aumento vertiginoso dei prezzi dei beni di prima necessità, sarà assolutamente insostenibile.
La perdita del potere d’acquisto, causata da un aumento dell’inflazione tornata ai livelli degli anni 80′, può essere molto pericolosa sotto tanti punti di vista. Il report, non esclude infatti il rischio di rivole per il pane: “Sappiamo che le crisi alimentari possono scatenare disordini sociali”. Secondo la direttrice del FMI, kristalina Georgieva, l’unica soluzione per evitare il peggio, è quella di seguire la falsa riga delle misure adottate durante la pandemia, impegnandosi a sostenere sopratutto le famiglie più vulnerabili ed esposte alle conseguenze della crisi alimentare.