Il potere del linguaggio: le regole d’oro che stimolano la guarigione

Le espressioni che usiamo per descrivere i malesseri possono farci sentire meglio. Ma attenzione ci sono anche dei modi di dire che cronicizzano il male, per questo motivo è importante conoscerli.

Il potere del linguaggio: le regole d’oro che stimolano la guarigione

La salute si conquista anche con le parole. Prestare maggior attenzione al nostro linguaggio, considerandolo come uno strumento di cura sembra ingenua credenza invece è la pura verità. Le parole hanno un potere sulla nostra psiche e sul nostro corpo, basti pensare quanto fa la differenza un medico che ci rassicura durante una terapia da seguire, oppure un medico che ci liquida senza troppe spiegazioni o peggio un medico che si espone con paroloni astrusi.

Questo spesso capita anche con le nostre stesse parole che usiamo rivolgere a noi stessi, aumentando così involontariamente stress che comporta a stimolare ansia con una depressione del nostro sistema immunitario, oppure il contrario a favorirne la produzione di endorfine donando sostegno al nostro sistema immunitario e di conseguenza attivando una reazione positiva alla malattia.

Nell’antichità i guaritori egiziani raccomandavano ai loro pazienti di non menzionare mai il nome delle patologie di cui soffrivano: dicevano che i nomi delle malattie fissano i malanni nel corpo. Questo perchè anche le parole che pensiamo e poi diciamo influiscono sulle aree profonde del cervello provocando da lì a poco, una reazione a catena sui tessuti e sugli organi ” predisponendoli” ad ammalarsi.

Prima regola è quella di smetterla di lamentarsi continuamente: ” Ho un mal di testa da morire.., sto malissimo, non mi passa più..”. Quante volte capita di dire queste frasi quando in realtà si tratta di un dolore tollerabile. La tensione e l’insofferenza aumenta sempre di più fino a rendere davvero insopportabile il dolore che prima era sopportabile. Quindi meglio non evocare di continuo il proprio disturbo, cercando così di cancellarlo dai nostri discorsi.

Qunte persone invece parlano soltanto del proprio problema di salute, finendo per fare di quello l’unico argomento di conversazione. Identificarsi sempre come la persona sofferente, inerme, sfortunata, debole non aiuta per niente il proprio sistema immunitario, anzi finiamo di cronicizzare il malessere o la situazione che ci procura disagio.

Uno studio condotto nel 2019 da nove istituti di ricerca di Boston, collega una riduzione del lamento con un aumento di longevità e con un minor rischio dell’insorgere di malattie come l’insorgenza di patologie cardiovascolari. 

Ecco le espressioni da non dire per stimolare l’autoguarigione

  • “Perchè doveva venire proprio a me?”:

 Usare il vittimismo comporta una reazione del tutto passiva e un rancora che predispone alla despressione. In questa affermazione è evidente che vi sentiate persone sfortunate in confronto agli altri. Meglio chiedersi il perchè proprio adesso oppure come stavate meglio prima che giungesse la malattia.

  • “Sono fragile di costituzione”

Se ne abbiamo sempre una, il problemasono le difese del corpo che si sono indebolite. Chiediamoci dunque che cosa rende il nostro corpo così fragile. Cerchiamo fonti di stress o malessere cronico che ci trasciniamo senza far nulla e magari riconsideriamo la nosta alimentazione. lì è il problema no nella nostra costituzione.

  • “Non ce la faccio più”

Partendo da questa premessa, la soluzione è il farmaco. Ma non tutti i disturbi nascono per caso e non utti guariscono con una compressa che spesso è un rimedio temporaneo. Chiediamoci invece che cosa ci dice la nostra affezione ( siamo nervosi, stressati, arrabbiati..)

  • “Ci vuole qualcosa di più forte”

A questa affermazione si passa a una non curanza o una scarsa consapevolezza dell’utilizzo delle sostanze che si assumono. L’affermazione può essere sostituita con l’opposto: non serve alcun farmaco.

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