Era una mattina come tante nell’apparente tranquillità del frutteto a Castel d’Azzano, in provincia di Verona, un luogo segnato dal cemento del casolare che si rifiutava di arrendersi. Il silenzio era teso, spezzato solo dai rumori lontani e dal crescente fermento dei mezzi di servizio. I funzionari del Tribunale erano arrivati per eseguire un atto dovuto, l’ennesimo tentativo di sgombero, ma sapevano che questa volta non sarebbe stato facile.
La tensione tra l’autorità e gli occupanti era cresciuta in modo esponenziale negli anni. I tre fratelli Ramponi, decisi a non abbandonare la loro proprietà, avevano già respinto diversi tentativi degli ufficiali giudiziari. Quel giorno, però, si respirava un’aria diversa, carica di una minaccia invisibile e palpabile.
In un gesto di sfida senza precedenti, già l’anno prima, nel 2024, due dei fratelli avevano lanciato un terribile avvertimento. Avevano dichiarato apertamente che erano pronti a tutto pur di non lasciare la proprietà. Non si trattava di parole vuote: le stanze del casolare erano già state riempite di gas, con porte e finestre sigillate.
I Carabinieri si avvicinavano con cautela, consapevoli del rischio estremo. Il pericolo non era previato, ma etereo e insidioso, celato in ogni angolo della vecchia struttura.
Cercavano solo di eseguire un ordine, di riportare la legalità dove l’ostinazione aveva preso il sopravvento. Per i Ramponi, quel casolare non era solo un immobile da difendere, ma l’ultimo baluardo di una vita. L’idea di perdere tutto aveva generato una determinazione folle, un piano estremo innescato dalla disperazione. L’atto di resistenza era diventato un progetto di far fuori delle persone.
Carabinieri, tra cui Marco Piffari, Valerio Daprá e Davide Bernardello, si preparavano ad affrontare un rischio operativo altissimo, ma necessario. Erano lì, sulla soglia, a pochi metri dal destino che era stato apparecchiato con cura. Nessuno, in quel momento, poteva prevedere che il silenzio di Castel d’Azzano si sarebbe spezzato in modo così assurdo, trasformando l’aria in un inferno di detriti e fiamme. Nella pagina successiva tutti gli altri dettagli. Il boato lacerante è stato qualcosa di inaspettato. La deflagrazione, innescata dal gas rilasciato dalle...