
Il boato lacerante è stato qualcosa di inaspettato. La deflagrazione, innescata dal gas rilasciato dalle bombole di GPL nascoste nell’abitazione, ha fatto saltare in aria l’intero casolare nel frutteto, trasformando l’atto di sgombero in un episodio assurdo. La resistenza dei fratelli Ramponi si è concretizzata in un atto di strage .Il bilancio finale è stato subito chiaro nella sua gravità. Sono deceduti infatti i tre Carabinieri, eroi caduti mentre eseguivano il loro dovere.
I deceduti sono il carabiniere Marco Piffari, il collega Valerio Daprá e il maresciallo Davide Bernardello. Oltre alla perdita delle vite, si contarono più di dieci persone in ospedale tra gli altri membri delle forze dell’ordine e il personale coinvolto nell’evacuazione.
L’indagine si è concentrata immediatamente sulla dinamica esatta, confermando le intimidzionipassate dei fratelli. I Ramponi avevano preparato meticolosamente tutto, trasformando la casa in una trappola. L’uso di bombole di gas e il sigillo di porte e finestre indicavano una premeditazione volta a infliggere il massimo danno a chiunque avesse tentato di entrare. I Ramponi erano noti per un’ostinazione che rasentava l’illegalità anche in passato.

In particolare, uno dei fratelli, Franco Ramponi (62 anni), era già stato al centro delle cronache nel 2013. All’epoca, Franco era stato coinvolto in un sinistro stradale, dove alla guida di un trattore privo di luci e lampeggianti, aveva causato la scomparsa del camionista Davide Meldo.
Questo epilogo, nato da una disputa di proprietà, ha rivelato un modello di vita improntato al rifiuto delle regole. La difesa estrema dell’immobile, l’unica certezza rimasta ai fratelli, è culminata in un gesto che ha avuto un costo umano inaccettabile per la comunità e per i dei Carabinieri.