
Il tribunale, con l’ultima ordinanza, ha stabilito che i bambini debbano essere trasferiti in una comunità protetta appositamente indicata. Nonostante il loro allontanamento, è stato concesso un legame fondamentale per non spezzare il nucleo familiare: la madre potrà restare al loro fianco all’interno della struttura.
Questo nuovo e sofferto epilogo arriva dopo una lunga vicenda iniziata con un episodio che aveva fatto scattare la prima segnalazione dei Carabinieri. All’origine di tutto, si era verificato il ricovero ospedaliero dei minori a causa di una intossicazione da funghi.
Un fatto che aveva palesato le condizioni di vita e il livello di rischio per la crescita. Nonostante il trauma giudiziario, i genitori hanno ribadito con forza la loro visione: la scelta di vita non è mai stata un atto di negligenza. La loro unica motivazione, spiegano, era quella di tutelare il legame con la natura e con i figli.

Secondo l’analisi dell’esperto Cottatellucci, tuttavia, la decisione del giudice non è definitiva. Il provvedimento è infatti provvisorio. Il ritorno dei minori nel loro ambiente naturale resta possibile, ma una condizione è tassativa: i genitori dovranno dimostrare una piena e concreta collaborazione con i servizi sociali.
In assenza delle condizioni necessarie per una crescita equilibrata, ha chiosato l’esperto, il rischio per i piccoli diventa oggettivamente troppo grande. “Da quello che ho avuto modo di leggere dal decreto e dalla mia esperienza, direi che il tribunale ha fatto una scommessa sulla trasformabilità della situazione, individuando i due punti decisivi: sono a rischio il diritto dei bambini alla vita di relazione e alla salute2- afferma Cottatelucci.