A Milano, la chiesa si è riempita in ogni ordine di posto, trasformandosi per un giorno in un palcoscenico di emozione sincera. Non era solo un funerale, ma il rito laico e solenne per congedare un’autentica icona della cultura e dello spettacolo italiano: Ornella Vanoni.
Fin dal mattino, l’atmosfera si è caricata di una tensione palpabile e rispettosa. Attori, musicisti, colleghi di una vita e centinaia di fan si sono radunati per porgere l’ultimo omaggio, testimoniando il ruolo trasversale che la sua arte ha sempre ricoperto.
Tra abbracci e lacrime, i presenti hanno condiviso ricordi e testimonianze di una carriera immensa, lunga oltre sessant’anni. Sembrava esserci tutto: la musica, la storia, l’affetto delle persone che hanno visto in lei un punto di riferimento nazionale. Eppure, a dispetto della grande folla e della commozione generale, un elemento svelava un’anomalia assordante nell’aria.

Mentre lo sguardo scorreva sui banchi, alla ricerca di volti noti, un’assenza specifica, più di ogni altra, era destinata a generare un profondo, inevitabile interrogativo. Il vuoto lasciato da questa figura non è un dettaglio, ma un fatto oggettivo osservato da tutti. Mancava la persona che, più di chiunque altro, era legata alla leggenda personale e artistica della cantante.
La chiesa di San Marco ha fatto anche fatica a contenere le tantissime persone che sono arrivate nel pomeriggio del 24 Novembre a rendere omaggio alla celebre cantante tantissimi i volti dei vip che emozionati hanno seguito la cerimonia funebre di Ornella Vanoni scomparsa venedì scorso a 91 anni. Ed ecco come mai Gino Paoli era assente.