Il caso di Chiara Poggi è uno dei più noti della cronaca nera italiana. La giovane, 26 anni, venne trovata senza vita il 13 agosto 2007 nella sua abitazione di Garlasco, in provincia di Pavia. A scoprire il corpo fu il suo fidanzato, Alberto Stasi, che chiamò i soccorsi dichiarando di aver trovato la ragazza a terra, priva di vita.
Le indagini si concentrarono immediatamente su di lui, essendo l’ultima persona ad aver avuto contatti con Chiara. Le prove raccolte sulla scena del delitto non erano inizialmente sufficienti a incastrare Stasi. Non furono trovate tracce ematiche sulle sue scarpe o sui suoi vestiti, e la sua bicicletta, che secondo l’accusa era stata usata per recarsi da Chiara, non presentava segni evidenti.
Tuttavia, alcune incongruenze nel suo racconto e la mancanza di impronte di sangue nel tragitto che sosteneva di aver percorso in casa insospettirono gli inquirenti. Dopo un lungo processo, nel 2011 Stasi venne assolto in appello per insufficienza di prove. Tuttavia, nel 2013 la Corte di Cassazione annullò l’assoluzione e dispose un nuovo processo d’appello, basato su nuove analisi scientifiche e accertamenti sul corpo della vittima.
Nel 2015, Stasi fu definitivamente condannato a 16 anni di reclusione con l’accusa di delitto volontario. La condanna si basò soprattutto sulle incongruenze nei suoi racconti e su nuove perizie che indicavano che il suo computer era stato acceso in orari incompatibili con la sua versione dei fatti.
In questi giorni, i riflettori sono tornati puntati nuovamente sul delitto di Garlasco. Una nuova svolta nelle indagini ha riacceso improvvisamente il dibattito. Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara Poggi, risulta nuovamente indagato in seguito al ritrovamento del suo DNA nelle unghie della vittima. La risposta del 37enne non si è fatta attendere: scopriamo tutti i dettagli nella pagina successiva.