La fistola sacro coccigea è nota anche con il nome di cisti pilonidale, cisti sacrococcigea o fistola pilonilidale. Il termine medico-scientifico è sinus pilonidalis.
Questa è una lesione sottocutanea che si sviluppa solitamente nella regione sacro-coccigea, tra muscolo e adipe. Raramente si sviluppa su altre zone del corpo, tra cui mani, ascella, ombelico e genitali.
Chi ne è affetto sembra avere una tumefazione nella zona interessata. All’interno della fistola possono essere presenti peli (da cui l’origine del nome), sebo, pelle e liquido.
Sebbene sono gli uomini particolarmente colpiti dalla patologia, il fenomeno è frequente anche nelle donne.
Le cause possono essere differenti e connessi alle abitudini e stile di vita del soggetto. Sudore, sfregamenti, traumi e lesioni possono complicare la condizione e dare luogo ad un’infezione. Come conseguenza chi ne viene colpito può lamentare disturbi di diversa entità. Sono queste le complicazioni che determinano la scelta del medico di sottoporre il paziente ad un intervento chirurgico.
I tre stadi della sinus pilonidalis
La patologia è divisa in tre stadi. All’inizio, sulla zona sacro-coccigea, si forma la cisti piloniale. Questa è una piccola puntina che in genere non provoca dolore.
Quando evolve, per azione batterica, si forma l’ascesso pilonidale che consiste nell’accumulo di pus all’interno della cisti. Questa appare gonfia, può assumere diverse dimensioni ed è dolorosa. La zona appare arrossata a causa dell’infiammazione. L’ultimo stadio è proprio quello della fistola sacro coccigea. La cisti, ormai infetta, si apre e fuoriesce liquido e materiale. Quando si richiude implica la formazione di ascessi che se non vengono trattati possono riformarsi periodicamente.
I sintomi principali della fistola sacro coccigea
Nello stadio iniziale la patologia è del tutto o quasi asintomatica. Con l’evolversi dell’infezione, compaiono i sintomi tipici. Nel momento in cui la cisti si infetta, infatti, il paziente lamenta dolore. Inoltre la zona appare gonfia, arrossata e calda al tatto. Dalla zona tumefatta viene espulsa la secrezione di materiale purulento, giallastro e dal cattivo odore.
Nei casi più gravi, il paziente può avere la febbre, soffrire di mal di testa ed emicrania e lamentare un senso di malessere generale.
Fattori di rischio e prevenzione
I soggetti più a rischio sono gli individui in sovrappeso ed obesi, chi pratica attività sportive e chi suda tanto. Anche chi trascorre molte ore seduto o nella stessa posizione, come nel caso delle piaghe da decubito, è a rischio. Da includere sono coloro che non prestano attenzione alla propria igiene personale e chi presenta micro traumi e lesioni cutanee, dovute anche alle depilazioni.
Indossare indumenti troppo stretti che sfregano sulla pelle possono aumentare i rischi di infezione cutanea.
Per questo motivo, è importante mantenere la zona pulita ed asciutta. È importante non indossare abiti troppo stretti ed evitare di stare seduti per troppe ore.
Quando intervenire chirurgicamente
In caso di fistola sacro coccigea, quando la cura antibiotica e la prevenzione non sono sufficienti, bisognerà intervenire chirurgicamente. L’operazione è considerata di routine e non comporta rischi particolari per il paziente, se non quelli tipici da intervento.
L’intervento viene eseguito in Day-Surgery, ovvero senza ricovero in ospedale. Questo richiede l’anestesia locale o spinale.
L’intervento per rimuovere la fistola può essere eseguito con la tecnica aperta o chiusa. Prima di procedere all’intervento vero e proprio, e all’asportazione della fistola, però bisognerà eseguire un’incisione per drenare l’ascesso.
La tecnica aperta consiste nell’asportazione totale della zona infetta; ovvero cute, sottocute, tessuto pilonidale e orifizi cutanei. La ferita viene riempita con garze e tamponi sterili che devono essere cambiati ripetutamente finche il pus non sia stato completamente espulso.
Nella tecnica chiusa, invece, il medico dopo aver ripulito la zona infetta, chiuderà la ferita con dei punti di sutura. I punti saranno poi rimossi dopo circa 2 settimane.
Di recente utilizzo è anche un’altra tecnica che prevede l’uso di piccole lame circolari che rimuovono cisti e fistola. in questo modo, il tessuto adiacente alla fistola non sarà particolarmente compromesso.
Tempi di guarigione
Nel caso il medico decida di sottoporre il paziente alla tecnica aperta la cicatrizzazione sarà lunga. I tempi di guarigione si possono protrarre anche oltre i 40 giorni. In genere, dopo le ripetute medicazioni, il paziente è completamente guarito e non corre il rischio di nuove formazioni.
Nel caso in cui si scelga la tecnica aperta, i tempi di guarigione saranno più brevi ma il rischio di recidive è più alto.