Enzo Iacchetti, ospite della trasmissione Accordi&Disaccordi sul Nove, ha sorpreso tutti per via della schiettezza ma anche per la durezza delle parole proferite verso l’Esecutivo, andando a ruota libera, in particolare, su Giorgia Meloni, cosa che è finita sotto gli occhi e nelle orecchie di una vasta platea di telespettatori.
Per il comico e conduttore, la bravura di Giorgia non risiederebbe nel governare, ma nel “non dire nulla, di sfuggire ai giornalisti”.Questa, secondo lui, sarebbe la vera e unica bravura della presidente del Consiglio. Una bravura che, ai suoi occhi, servirebbe un unico, preciso e scomodo obiettivo.
Quale sarebbe, dunque, il delicato obiettivo che l’abile manovra della Presidente Meloni starebbe servendo? Iacchetti ha risposto senza indugi, pronunciando una frase destinata a generare un’immediata eco mediatica.Secondo il popolare volto televisivo, infatti, la presunta astuzia comunicativa della premier sarebbe finalizzata a un unico, complesso scopo: “tenere insieme un governo fatto di inquisiti, di persone senza laurea o che la conseguono quando sono già ministri”.
L’articolo giornalistico che riporta l’intervista sul Nove, definisce senza mezzi termini questo affondo come l’ennesimo “fango gratuito” gettato addosso all’esecutivo.Questa critica aspra, tuttavia, non è isolata. In una precedente apparizione, il conduttore si era già espresso con toni molto decisi, questa volta non sulla politica interna, ma sulla mancanza di una dichiarazione forte su un tema di portata globale.Ospite a È sempre Cartabianca, l’uomo aveva già lanciato un accorato appello, legato al dramma della guerra e alle sue vittime più innocenti.
Nello specifico, Iacchetti aveva espresso un sogno: “Vorrei sentire la capa del Governo dire: sono Giorgia, sono una madre, sono cristiana e provo un dolore immenso per tutti i bambini colpiti senza pietà dalla violenza”.Soltanto un messaggio di questa natura, che mettesse l’umanità davanti alla politica, gli darebbe la percezione di trovarsi in una Nazione che ha senso di esistere, un senso che, altrimenti, rischia di svanire.