Come anticipato ieri dal Tg La7 , i legali di Alberto Stasi sarebbero pronti a depositare in procura una consulenza sull’impronta 33, per verificare la presenza di tracce biologiche di Andrea Sempio. Eppure, questa traccia, che in 15 punti corrisponde alla mano dell’unico neo indagato, ci sarebbe solo la foto.
La traccia, lo ricordiamo, è riemersa dopo una nuova perizia nel nuovo filone d’indagine sul delitto di Chiara Pogg. Il Messaggero mette nero su bianco che affinché l’impronta sia una prova inoppugnabile, per ricavarne il dna, o per un’eventuale traccia ematica, bisognerebbe analizzare il pezzo di intonaco del muro, dal quale quella traccia venne raschiata con un bisturi sterile, sopra il terzo gradino della scala su cui fu ritrovato il corpo di Chiara il 13 agosto 2007.
Quel pezzo di intonaco non c’è più , non comparendo né archivi della procura di Pavia, né i quelli dei carabinieri del Ris di Parma.
L’ex procuratore di Pavia, Mario Venditti, colui che archiviò le indagini su Andrea Sempio, sostiene che le “nuove” prove sono «inservibili e infruttuose». Domenico Aiello ha dichiarato: «Sin da principio, non ha inteso interferire con le diverse indagini di cui a vario titolo si dà conto nella cronaca locale e nazionale, né ha inteso partecipare o alimentare l’incontrollato battage mediatico», spiega il suo legale Domenico Aiello.
Nella nota ha aggiunto: «Ciò non di meno, non è possibile astenersi dal rappresentare il danno illecito che sino ad oggi sta subendo dalla mole di notizie false e prive di ogni riscontro oggettivo». La speranza è che il dna possa essere rilevato sull’ impronta 10 , un “contatto papillare” pieno di tracce ematiche sulla porta di casa, evidenziato dai Ris con la luce UV e fotografato, poi evidenziato con polvere e asportato. L’ impronta 10, che ha otto minuzie, quindi troppi pochi punti di comparazione con le impronte palmari, può essere sottoposta ad esame biologico.